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Casalecchio di Reno

E un comune dell'Emilia-Romagna, in provincia di Bologna, con 34.687 abitanti e ha una superficie di 17,4 chilometri quadrati. Sorge a 61 metri sopra il livello del mare. Diviso in due dal Fiume Reno, si stende ai piedi del Colle della Guardia ed è fiancheggiato, parzialmente dalle colline dell'Eremo che costituiscono le pendici dei primi colli dell'Appennino Emiliano. Confina con tre comuni e precisamente a sud con quello di Sasso Marconi, ad est e a nord con il comune Bologna e a ovest con il comune Zola Predosa.

Storia

L'origine del nome dovrebbe derivare dalla voce Casaliculum, cioè piccolo agglomerato di case, mentre Reno dovrebbe derivare dal significato che ha la parola, derivata dal tedesco, e cioè corso d'acqua, il nome che ha poi avuto il fiume che attraversa il paese. Una delle prime citazioni di Casalecchio di Reno si ha nel 535 quando si parla di un Monastero di San Martino mentre successivamente, nel Mille, si citano la Chiusa, un vero capolavoro di ingegneria idraulica ancor oggi esistente, il canale che porta le acque del Reno verso Bologna, il ponte sul Reno. Fra gli avvenimenti storici merita di essere citato quello che ebbe per protagonista Rinaldo Buonacossa detto Passerino, signore di Modena e Mantova. Nel 1359, il signore di Milano Bernabò Visconti costruì in località Croce, sul confine con Bologna, la "bastia" estrema difesa dei bolognesi, che più volte subì distruzioni e fu sempre ricostruita arricchendosi di nuove fortificazioni. A Casalecchio di Reno ebbe luogo, poi, nel 1402, la battaglia che vide opposto l'esercito bolognese a Galeazzo Visconti duca di Milano che aveva stretto alleanza con i Malatesta di Rimini ed i Gonzaga di Mantova e che aveva assoldato 400 fuoriusciti bolognesi. La storia più recente vede Casalecchio di Reno martoriata dall'ultima guerra. Distrutto al 75% il paese è risorto completamente assumendo un ruolo economico di primo piano nella provincia di Bologna. Industria, artigianato e commercio sono molto sviluppati e la cittadinanza si dimostra molto laboriosa. Non sono state dimenticate, comunque, le gravi ferite provocate dalla guerra: è sempre vivo l'esempio dei martiri che hanno dato la loro vita per la libertà, come i tredici partigiani fatti prigionieri dai tedeschi nella battaglia di Rasiglio e fucilati il 10 ottobre 1944 al Cavalcavia di Casalecchio di Reno.

Da vedere

Torre campanaria di San Martino - è , forse, uno degli ultimi esempi nella zona di costruzione di un campanile classico, capace di far udire il suono dei suoi bronzi su buona parte del paese, anche se questo è adesso diviso in più parrocchie. Oggi le chiese moderne non hanno più campanili o, se lo hanno, è solo un simulacro, sommerso dalle altre costruzioni, sul quale suonano solo blande campanelle, sussurrati richiami alla preghiera appena udibili nel sovrastante frastuono, non certo sonori rintocchi. Così la gente ha perduto il significato delle campane, il loro valore religioso e sociale. Ci sembra perciò opportuno soffermarci sul significato dei campanili e sul ruolo che avevano
nella vita di tutti i giorni, imparando a riscoprire un linguaggio che aveva un richiamo alla preghiera, ma aveva anche un codice di informazioni che tutti sapevano interpretare, anche perché, in mancanza di giornali, radio o televisione, le notizie venivano diffuse con le campane. Inoltre, in mancanza di orologi sono solo le campane a segnare, oltre il tempo liturgico, anche quello della vita quotidiana. L’uso delle campane come strumento di culto è antichissimo, precristiano. In tutte le civiltà, per chiamare a raduno il popolo o per scacciare gli spiriti malvagi si è sempre usato battere del legno o del metallo.

Chiesa di San Martino - in passato, era molto più piccola, adatta ad un numero di parrocchiani assai inferiore all’attuale, anche se il territorio di giurisdizione si estendeva dalla Croce al Calzavecchio e, nelle altre direzioni, arrivava quasi a Ceretolo ed a Castedebole. La Prima Comunione segna il passaggio dall’infanzia all’età adulta, è come un diventare maggiorenni. La chiesa cominciava a diventare ristretta e conteneva a malapena tanti fedeli. Si ha notizia di un primo intervento edilizio nel 1655, sotto il rettorato di Don Carlo Berti che ampliò l’abside. Probabilmente il buon parroco avrebbe voluto fare una ristrutturazione più radicale, ma forse gli mancarono le forze per completarla, così la chiesa risultò formata di due pezzi con la Intenuova, cioè la cappella maggiore ed il primo arco, a volta, con seicentesche colonne e capitelli ionici, mentre il restante dell’edificio, che costituiva la zona antica, era assai più basso e con soffitto a travi. Si entrava da un portichetto sulla destra ove ora è la cappella di don Bosco. Di fronte si vedevano concentrati nella struttura bassa e più antica tutti gli altari minori, addossati perciò nella navata sinistra, mentre la più ampia abside seicentesca accoglieva l’altar maggiore.

Come arrivare

In auto: A1, prendere l'uscita di Bologna.

In treno: linea ferroviaria Bologna - Milano.

Tipologie