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Dozza

E un comune dell' Emilia-Romagna, in provincia di Bologna, con 6.078 abitanti e ha una superficie di 24,2 chilometri quadrati. Sorge a 190 metri sopra il livello del mare, sulle colline a sud ovest di Imola, Dozza si trova a pochi chilometri dalla Via Emilia e dista 25 km da Bologna e appena 6 dalla città sforzesca. Dozza è famosa per la "Biennale del Muro Dipinto", una manifestazione dove gli artisti eseguono opere permanenti sui muri delle case del paese.

Storia

Le origini di Dozza, l’antica Ducia o Dutia risalgono ad epoca remota. Abitato fin dall’età del Bronzo, il luogo fu prima assoggettato ai Galli, poi ai Romani. La più antica notizia documentata data al 1126, quando si trova nominato per la prima volta Castrum Dutie. Nel 1198, la guelfa Bologna riuscì a impadronirsi del castello, provocando l’esodo dei Dozzesi di parte ghibellina che si rifugiarono a Imola, ove trovarono abitazione in una strada poi denominata via Case di Dozza. Ricostruito nel 1220 il castello per iniziativa di Giovanni Re di Gerusalemme, Legato papale in Romagna, nel 1222 fu occupato nuovamente dai Bolognesi alleati coi Faentini. Nel 1310 i Bolognesi per iniziativa di Romeo Pepoli, commissario della guerra, avvalendosi dell’opera dei muratori Arpino di Cantagallo e Bernardo di Montecatone, provvidero a fortificare la rocca che era stata eretta, o più probabilmente ricostruita, dagli stessi Bolognesi verso la metà del sec. XIII. Nel 1412, dopo aspre contese tra le fazioni guelfa e ghibellina, Dozza divenne feudo della famiglia Alidosi e poi dei Riario. Nel 1494 la Rocca è sotto il dominio di Caterina Sforza, moglie di Girolamo Riario. Durante il suo governo tale costruzione fu nuovamente potenziata e dotata di efficienti opere di difesa su progetto dell’ingegnere militare Giorgio Marchesi. Grazie alle nuove fortificazioni poste in atto dal Marchesi, la rocca poté resistere per oltre un mese ai reiterati e violenti attacchi di Cesare Borgia, che se ne impadronì nel 1499. Una svolta decisiva nei destini della località si ebbe nel 1529 quando essa, dopo avere avuto nell’anno precedente una breve signoria della famiglia Malvezzi di Bologna, veniva ceduta da papa Clemente VII per 4.000 scudi d’oro in feudo al Cardinale Lorenzo Campeggi, bolognese, in riconoscenza dei servigi da lui prestati come legato pontificio in Inghilterra, in un momento particolarmente delicato che tra l’altro avrebbe portato al distacco della Chiesa inglese da quella di Roma. Nel 1728, con la morte di Lorenzo Campeggi, ultimo maschio della sua casata, il marchesato di Dozza pervenne, per eredità devoluta, a Francesca Maria Campeggi, moglie di Matteo Malvezzi, la quale trasferiva così i diritti feudali a quest’ultima famiglia il cui cognome, assieme a quello degli estinti Campeggi, venne da allora in poi a formare il binomio inscindibile. Nel 1830 Dozza torna a far parte dello Stato della Chiesa, fino a costituirsi Comune autonomo nel 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia.

Da vedere

Palazzo Comunale - dell’originale palazzo pretorio, prospiciente la pittoresca piazza Zotti, non resta che una loggia del Cinquecento, mentre sono scomparse la sala di giustizia e la settecentesca terrazza del colonnato. L’attuale conformazione del palazzo comunale è frutto della ristrutturazione avvenuta agli inizi del Novecento ad opera dell’architetto Remigio Mirri.

Chiesa Prepositurale - di fronte al Palazzo Comunale è posta la Chiesa prepositurale di Santa Maria Assunta in Piscina, citata per la prima volta nel 1141 ed edificata sui resti di una chiesa romanica, di cui sono residuo una lunetta in arenaria e un capitello romanico. È costituito da un catino in arenaria, a pianta ottagonale con i lati scolpiti a bassorilievo dove sono raffigurati i quattro evangelisti ed altrettante scene bibliche. Sopra, in un’ampia cornice, è riportato un fregio con una scritta che allude al rito battesimale.

Museo d’Arte Sacra - nelle stanze della canonica è stato allestito, ad opera dell’allora prevosto don Giovanni Polo, un museo d’arte sacra. Vi sono conservate le tele che appartenevano alle cappelle soppresse dopo gli ultimi restauri, ovvero un’immagine di San Vincenzo Ferreri, opera dell’imolese Giuseppe Righini, una Circoncisione, opera di scuola bolognese della metà del XVI secolo, una Natività e una Decollazione di San Giovanni Battista.

Come arrivare

In treno: linea ferroviaria Bologna - Milano.

In auto: autostrada A 14 Bologna - Ancona a Castel San Pietro Terme o ad Imola. Poi si percorre la Via Emilia fino al bivio per Dozza.

In aereo: aeroporto di Bologna.

Tipologie