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Codogno

Codogno è un comune italiano di 15.537 abitanti della provincia di Lodi. La crescita d'importanza della città è stata accompagnata anche da una particolare attenzione per l'aspetto culturale. E' dunque questo carattere vivo che ha reso Codogno negli anni un importante centro di richiamo economico e culturale pur restando una cittadina a misura d'uomo.

Economia

Codogno ha ottenuto nel 1955 la qualifica di città ed è, per importanza storica, economica e per numero di abitanti, il principale centro della provincia di Lodi dopo il capoluogo. Anche l'attività del secondario è fiorente, con la presenza di importanti industrie di medie dimensioni. La maggiore attività di Codogno è stata, fin dall'epoca medioevale, quella casearia, che ebbe il suo prodotto principale nel formaggio di grana. I documenti di storia locale dicono che l'esportazione annua, nel XVII secolo, arrivava a circa 40.000 forme, il che tradotto in peso, equivale alla bellezza di 11.000 quintali. Codogno si impose dunque come la capitale del formaggio di grana e fu anche la prima città d'Italia ad esportarlo all'estero, quando l'imperial regio governo austriaco volle mandare il Brasile una nave carica dei prodotti più rappresentativi dell'impero asburgico.

Storia

Sull'origine di Codogno non si hanno notizie certe: essa pare collocabile in epoca romana, quando fu sconfitta la Gallia Cisalpina. Il nome Codogno, antica "Cothoneum", deriverebbe infatti da quello del Console Aurelio Cotta, vincitore dei Galli Insubri che popolavano queste terre; ma il nome potrebbe anche essere stato tratto dal pomo "cydonio", o melo cotogno, frutto tipico del luogo. Dopo il buio periodo delle invasioni barbariche, nel quale si perdono le tracce del borgo, la prima testimonianza certa dell'esistenza di Codogno la si ha solamente nel 997, quando il centro abitato viene citato in un diploma dell'Imperatore Ottone III; da allora, la troviamo citata più volte nel corso dell'XI secolo come facente parte del feudo del Vescovo di Lodi. Così, con un atto ratificato il 21 aprile 1492, i codognesi divennero cittadini piacentini, e vollero, a dimostrazione della propria gratitudine, la lupa piacentina nel proprio stemma, legata con una catena d'oro all'albero di mele cotogne. L'inizio del XVI secolo fu un buio periodo, sia perché caratterizzato dalle battaglie fra Francia e Spagna per l'occupazione dell'Italia, che culminarono per Codogno con il saccheggio della città da parte del Duca di Borbone diretto a Pizzighettone sia per la peste che nel 1516 devastò la popolazione. In quest'epoca Codogno godeva di una certa floridezza economica derivante dall'agricoltura, dall'industria del lino e della seta, ma soprattutto dall'industria casearia, che si sviluppò sino a raggiungere l'apice tra il XVII ed il XVIII secolo. Se si escludono le vie più centrali del borgo, in tutte le altre si aprivano le "casère", capaci di contenere diverse migliaia di forme ciascuna. I codognesi furono anche attenti alla causa nazionale. Le cospirazioni prima e le guerre del risorgimento poi trovarono numerosi e ferventi partecipanti: ben 283 parteciparono alle varie guerre come volontari, e 10 di essi, come ricorda una lapide posta nel cortile del palazzo Comunale, non tornarono. 64 uomini accompagnarono Garibaldi in Sicilia nel 1860, ed alcuni furono partecipi addirittura della famosa spedizione dei Mille. Codogno ha poi continuato a progredire ponendosi come uno dei principali centri del Basso lodigiano: dal 1955 è stata elevata al rango di Città.

Da vedere

Chiesa della ss. Trinità - incerta la data d'inizio probabilmente la fine del XVI secolo. L'interno a 3 navate converge sull'altare maggiore finemente lavorato e ricco di marmi rari, 2 altari barocchi chiudono le navate laterali. Nell'ampio coro il quadro della "Trinità e Sant'Agostino e Anastasio" e di "San Biagio" del Biella sec. XVII - XVIII, quest'ultimo quadro si trovava nella chiesa parrocchiale.

Chiesa delle Grazie detta "dei Frati" - fu costruita su progetto dell'ing. Marco Antonio Barattieri. E' ad una sola navata ampia e maestosa. Tre cappelle per lato si aprono nelle pareti chiuse da cancellate di legno. Sei bassorilievi intagliati nel legno, sotto le mense degli altari, sono opera di Antonio e Francesco da Sirone laici minori del convento, il settimo è opera del sec. XIX di bottega milanese. A ridosso della chiesa fu costruito nel 1623 il convento del Francescani Riformati, soppresso nel 1780 ed acquistato negli ultimi decenni del secolo scorso da Madre Cabrini che vi fondò la prima casa delle Missionarie del Sacro Cuore.

Chiesa di San Teodoro o "del Cristo" - per la purezza delle linee architettoniche e l'ardita cupola, racchiusa in un alto tiburio ottagonale, opera di Carlo Antonio Albino, finita nella prima metà del XVII secolo. Oggetto di devozione popolare è un'antica immagine del Santo Crocifisso, da cui il soprannome della Chiesa, dipinta su un muricciolo rimasto illeso nonostante facesse parte dei confini di una casa andata distrutta.

Chiesa e Convento di San Giorgio - fu consacrata a Maria Addolorata nel 1511 quando, per volere dei Trivulzio, arrivarono a Codogno i Padri Serviti. Il convento, edificato nel 1590, è oggi inglobato dalla Casa di Riposo. Nel 1715 l'architetto Cristoforo Bignami disegnò la strada che unisce il Santuario a "San Marco" oggi Via Manzoni, nel 1779 la strada fu allungata fino all'Ospedale Civile dell'architetto Soave.

Chiesa Parrocchiale di San Biagio e Santa Maria Immacolata - fu ricostruita completamente dandole forme rinascimentali ed elevandola al rango di Chiesa; fu restaurata nel 1524, accentuando le linee classiche. Nel 1584 l'architetto Regorino creò la facciata in cotto, di stile manierista; il campanile fu invece ultimato nel 1623, mentre la casa parrocchiale risale al 1612. Ad epoca barocca risalgono la statua della Madonna in marmo bianco di Carrara sita al centro dell'altare, la Cappella di san Biagio e quella del Rosario assieme al coro, alle cantorie ed alla sistemazione dell'altare maggiore in marmi policromi. Costoro affidarono la rielaborazione della propria dimora a 2 architetti codognesi, Antonio e Giovanni Battista Barattieri, di stile neoclassico; rimane oggi ben conservata la particolare costruzione del palazzo Trivulzio in via Garibaldi, oggi palazzo Dansi.

Santuario della Madonna di Caravaggio - fu eretto sul luogo dove già sorgeva un modesto sacello, dedicato alla Vergine apparsa ad una contadina di Caravaggio ed il cui culto si diffuse rapidamente in tutta la Lombardia. La pianta del tempio è a croce greca, con il braccio longitudinale notevolmente dilatato, studiata così da raccogliere e contenere i fedeli, e da incorporare in un tutto unico ed unitario la cripta, sita in posizione centrale e ribassata rispetto al piano di calpestio. Ne deriva un assetto mosso e tridimensionale, ricco di contrasti di luce e particolarmente elegante. La cupola fu aggiunta nel 1844 su progetto dell'ing. Giuseppe Squassi; il campanile fu invece ultimato nel 1772.

Tipologie