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Campodimele

Piccolo comune laziale in provincia di Latina con circa 740 abitanti, situato sulla cima di un ripido colle di origine carsica, circondato da colline boscose e montagne brulle, sulle estreme propaggini dei monti Ausoni, dove questi si saldano con la catena degli Aurunci. Il comune è ai confini con la provincia di Frosinone.  

Storia

L'origine dell'abitato viene attribuita ai superstiti dell'antica città latina di Apiola, ricordata da Plinio il Vecchio e Tito Livio come conquistata e distrutta nel VI secolo a.C. da Tarquinio Prisco, quinto re di Roma, nel corso delle guerre per la supremazia nel Lazio. L' attrbuzione del nome deriva dal latino " Campus Mellis " ossia Campo di Miele, perchè un tempo sul promontorio vi era un' abbondante produzione di miele. Le prime notizie certe di un centro abitato e fortificato con questo nome si hanno tuttavia solo con l’arrivo dei Longobardi nel VI secolo d.C. Nel VII secolo fece parte verosimilmente dei possedimenti del monastero di Montecassino e fu probabilmente interessata nel corso del IX secolo dalle incursioni saracene, che giunsero a distruggere Montecassino nell’anno 883. Nel 1072 i conti di Fondi donarono i loro beni, tra cui “Campo de Melle” ed il convento di Sant'Onofrio, al monastero di Montecassino, e nel 1087 l’abate Desiderio, divenuto in seguito papa Vittore III, fece scolpire sul portale della basilica, tuttora esistente, il nome di ”S.Onophrius de Campo de Melle”, insieme a quello di tutti gli altri possedimenti acquisiti dalla “Terra de Sancti Benedicti". Nel 1158 in una bolla di papa Adriano IV Campodimele è citato tra i paesi che dovevano “rimanere in perpetuo’ nella diocesi di Gaeta. In anno 1384 passò alla famiglia Caetani e Onorato I assunse l’amministrazione per conto di Luigi II d'Angiò. Il paese fu compreso nel territorio “della Campagna, della Marittima delle Terre di Lavoro”. Nel 1492 il territorio dell’intera contea di Fondi, fu compreso nei possedimenti di Prospero Colonna, capitano delle truppe pontificie, quale ricompensa per la fedeltà da lui dimostrata al re di Napoli. All’inizio del XVII secolo il paese divenne proprietà dei Carafa di Stigliano e nel 1647 fu venduto a donna Maddalena Miraballo, moglie di Troiano, che a sua volta la rivendette nel 1674, all’ultimo erede dei principi di Stigliano, il più ricco feudatario del regno di Napoli. Il paese nei suoi vicoli e nei suoi scorci conserva caratteristiche che da un lato richiamano al Medioevo Italiano, e dall'altro risentono dell'influsso Arabo, subito sopratutto ad opera dei Saraceni durante il IX e gli inizi del X secolo. In seguito all'abolizione nel 1806 del sistema feudale, Campodimele fu inserita nel nuovo ordinamento comunale. Durante l’epoca borbonica Ferdinando II usava sostarvi per visitare i vicini santuari della Madonna della Civita, di Sant'Onofrio e di San Michele Arcangelo. Caduto il regno delle Due Sicilie e realizzata l’unità nazionale Campodimele, riconfermato comune autonomo, fece parte del mandamento di Fondi, del circondario di Gaeta e della provincia di Terra di Lavoro, con capoluogo Capua prima e Caserta dopo. Nel 1927 entrò a far parte della provincia di Roma sino ai 1934, anno in cui fu istituita l'attuale provincia di Latina.

Da vedere

Chiesa di S.Michele Arcangelo - sorge sul punto più alto del borgo medievale.Anticamente dedicata a S.Angelo. La chiesa, già a tre navate, si fa notare per la semplicità e l'armonia delle sue linee architet - toniche.

Monastero di Sant'Onofrio - all'origine sorgeve in zona piu bassarispetto all'attuale. In seguito a distruzione, l'Abate Desiderio di Montecassino ne ordinò la ricostruzione in zona più alta. I Benedettini lo usarono come luogo di preghiera e di meditazione, mentre gli spazi adiacenti erano adibiti ad orto con un grosso cisternone per la raccolta di acqua. All'interno esisteva un altare e tre nicchie con statue lignee di S.Antonio Abate, S.Onofrio e S.Pafinunzio.Il Monastero è stato comunque riedificato ed è meta di pellegrinaggi religiosi.Montecassino.

La cinta muraria - fu costruita nell'XI secolo, quale fortificazione a difesa dela strada Civita Farnese, che si ricollegava con la via Appia all’altezza di Itri, percorsa dalle truppe borboniche per raggiungere Isoletta frazione di Arce, al confine del Regno delle Due Sicilie con lo Stato Pontificio. Il luogo conserva l’aspetto medioevale ed ha ricevuto un importante restauro conservativo negli anni Novanta, con la sistemazione dell’antico camminamento esterno alle mura, divenuto una suggestiva passeggiata.

Come arrivare

In treno: stazioni consigliate: Fondi, Formia proseguendo in autobus.

In auto:  autostrada A1, uscita Ceprano.

Tipologie