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Castel di Tora

Castel di Tora, già Castelvecchio, è un comune di 218 abitanti della provincia di Rieti posto nella valle del Turano.

Geografia

Il territorio dell'attuale comune di Castel di Tora è ricco di testimonianze del passato, in particolare risalenti all'età romana, in gran parte sommerse dalle acque del bacino artificiale costruito sul finire degli anni '30 di questo secolo. I centri principali di questa opera di riconquista agraria furono le massae Nautona e Torana, nelle quali Farfa ebbe grandissimi interessi. Il castello di Castelvecchio fu donato a Farfa nel 1092 dalla consorteria dei Guidoneschi, protagonisti dell'incastellamento in questo parte della valle del Turano.

Storia

Castel di Tora, tra Carsoli e Rieti, lungo la vallata del Turano, ora imponente borgo dominante l'omonimo lago, trae le sue origini agli inizi dell'anno mille all'epoca del fenomeno degli "incastellamenti" ed è menzionato per la prima volta nei documenti farfensi del 1035 con il nome di "Castrum Vetus de Ophiano". Per secoli è stato chiamato "Castelvecchio" nome mutato dopo l'unità d'Italia nel 1864 in quello di Castel di Tora, a ricordo di un antico pagus sabino romano detto Thora Thiora. L'Abbazia di Farfa possedette il territorio di Castel di Tora che lo ebbe in dono dai Rusticelli - Guidonisci, signori longobardi di Tora nel 1092, insieme al monte Antuni, l'antico "Castrum Antoni", prospicente roccaforte. La strategica posizione dei due castelli, opportunamente integrata da torri di avvistamento, è un chiaro segno della loro funzione difensiva all'epoca dell'invasione saracena del IX e X secolo. Corradino di Svevia, ultimo degli Hohenstaufen, vi si rifuggiò dopo la sconfitta dei Campi Palenti, il 23.08.1268, prima di proseguire verso Vicovaro, nel disperato quanto vano tentativo di sottrarsi alla cattura da parte delle truppe angioine. La proprietà rimase ai Mareri, in quanto la confisca di Carlo I D'Angiò dei feudi dei Mareri nel Regno non colpì Castel di Tora ed Antuni situati nella Massa Torana del Patrimonium Sancti Petri. Nel 1440 il feudo di Castelvecchio passò agli Orsini e dal 1558 al 1570 agli Estouteville. Da tale data Castel di Tora ritornò agli Orsini sino al 1634 per poi passare ai Borghese. In seguito alla rivoluzione francese si verificò l'abolizione dei feudi. Il borgo di Antuni, invece, fu dei Brancaleoni fino al 1583, quindi dei Cesarini e poi dei Mattei sino al 1676. Di quest'epoca resta la testimonianza di un dipinto del pittore fiammingo Paul Bril, dall'aspro paesaggio con due castelli a guardia della gola formata dal Turano. Il borgo fu bombardato nel 1944 dagli aerei americani e nel 1950 completamente abbandonato dagli abitanti, di patronimico per lo più Franchi e Federici in chiara memoria del caposaldo imperiale. Dopo oltre 40 anni di abbandono ed incuria il borgo di Antuni era ridotto ad un cumulo di rovine ed ormai morto, quando nel 1992 il palazzo del Drago fu acquistato dal Comune di Castel di Tora per impiantarvi un centro di recupero per tossicodipendenti. Dal 1990 sul Monte vi è insediata la Comunità Incontro di Don Pierino Germini e dal 1996 è stata iniziata e portata a termine, negli anni 2000-2002, l'opera di restauro e recupero del Castello del Drago e delle abitazioni circostanti, finanziati con i fondi CEE, del Giubileo 2000 e della Regione Lazio per un investimento complessivo di 5 miliardi e 500 milioni circa. In tale complesso immobiliare del Monte Antuni, oltre ad ospitare la Comunità di recupero, verrà realizzato un centro culturale polifunzionale e museale, mentre le abitazioni sono destinate a foresteria per attività di turismo sociale. Prima dell'unità d'Italia Castel di Tora ed Antuni appartenevano allo Stato Pontificio. Dopo il 1862 Castel di Tora rimase aggregata all'Umbria, e cioè alla provincia di Perugia, come tutto il circondario di Rieti, per passare nel 1923 sotto la Provincia di Roma. Nel 1927 passò sotto la Provincia di Rieti appena creata. Con il progressivo spopolamento, negli ultimi anni, vi è stata una completa trasformazione dell'economia locale, che dall'agricoltura e dalla pastorizia si sta progressivamente trasformando ed orientando verso il settore terziario del commercio e del turismo.

Da vedere

Torre poligonale Medioevale - la strategica posizione dei due castelli, opportunamente integrata da torri di avvistamento, è un chiaro segno della loro funzione difensiva all'epoca dell'invasione saracena del IX e X secolo. Successivamente la proprietà fu dei Buzi - Brancaleoni e quindi dei Mareri, ai quali fu confiscata nel 1241 da Federico II di Svevia alla cui morte nel 1250 ritornò ai Mareri. Corradino di Svevia, ultimo degli Hohenstaufen, vi riparò dopo la sconfitta dei Campi Palenti, l'attuale conca del Fucino tra Tagliacozzo e Scurgola Marsicana, del 23.08.1268, prima di proseguire verso Vicovaro, nel disperato quanto vano tentativo di sottrarsi alla cattura da parte delle truppe angioine.

Lago del Turano - a valle del Turano è orientata in senso sud - ovest / nord - est. E' delimitata sul suo lato orientale dalla catena montuosa considerabile quale prosecuzione dei monti Simbruini, cioè quella dei monti Carseolani, che hanno nei 1.508 metri del Monte Navegna la vetta più alta e su quella occidentale dalle propaggini a levante dei monti Sabini, mediamente meno elevati dei Carseolani. Altre vette superiori ai mille metri sono il monte San Giovanni con i suoi 1.201 mt., il monte Faito 1.227 mt., il monte Aquilone 1.337 mt e il monte Cervia di 1.436 metri. Nella parte bassa della Valle, attorno ai centri di Castel di Tora, Colle di Tora e Rocca Sinibalda i profili più aspri della montagna cedono il passo alle più morbide rotondità delle colline. L'altezza media risulta essere compresa tra i 600 ed i 900 metri.Risale al miocene il sollevamento delll'Appennino Centrale. Un tempo questi luoghi erano sommersi dalle acque del mare. Le rocce di natura prevalentemente calcarea hanno avuto origine in ambiente marino di "transizione", ovvero in una zona di raccordo tra l'area di piattaforma carbonatica e quella pelagica di mare aperto. Successivamente, durante il miocene, il penultimo Periodo dell'Era Cenozoica, la riattivazione di una grande faglia a direzione Nord-Sud, estesa da Antrodoco fino ad Olevano Romano, ha direttamente interessato l'area.

Monte Antuni - questo borgo di grande fascino situato nell'omonima penisoletta prospiciente Castel di Tora ed a questa collegata da un sottile istmo, si protende nel lago. La storia è parallela a quella di Castel di Tora, dal 1092 di proprietà dell'Abazia di Farfa poi rimase ai Brancaleoni di Romania sino al 1583, quindi dei Cesarini e poi dei Mattei sino al 1676. La proprietà passò quindi ai Lante della Rovere sino al 1720, poi al Marchese Filippo Gentili e nell'ottocento ai Del Drago e dal 1992 al Comune di Castel di Tora.

Riserva M.Cervia e Navegna - tra le varie tipologie in cui si dividono le aree protette, la classificazione di riserva naturale parziale riveste per il territorio, la finalità di valorizzare e conservare aspetti vegetazionali, flogistici, faunistici, geomorfologici, speleologici, paleontologici, paesistici. La Riserva Naturale, ampliata nel 1997 e successivamente nel 1999, tutela un vasto comprensorio della Catena dei Monti Carseolani, tra i bacini dei Fiumi Salto e Turano. La Riserva è divisa in più zone distinte. La più vasta comprende i rilievi di Monte Navegna e Monte Filone, che il Fosso dell'Obito separa dal Monte Cervia a sua volta separato dal vicino Monte S.Giovanni dal Fosso di Riancoli. Un altra zona è costituita dai rilievi che circondano il paese di Nespolo, e che costituiscono il confine con il vicino territorio abruzzese di Carsoli. Ed un altra che comprende parte del territorio ricadente nel Comune di Roccasinibalda ed in quello di Castel di Tora con la specifica area di Monte Antuni. I due rilievi del Monte Cervia e del Monte Navegna, insieme ai meno elevati Monte Filone e Monte San Giovanni, sono costituiti dalle stesse rocce sedimentarie, in prevalenza calcari organogeni e calcareniti ma anche argille e marine, che sono assai diffuse nel restante rilievo dei Monti Carseolan. L'elemento predominante nel paesaggio vegetale della riserva è rappresentato dai rigogliosi boschi che coprono gran parte del rilievo, con l'esclusione di alcuni versanti dove si aprono ampi ambienti prativi, e delle vette. La vegetazione spontanea è formata da querceti caducifogli con cerro, rovere e, più in quota, da faggete. Il popolamento animale è ricco di specie legate agli ambienti boschivi: lo scoiattolo è assai numeroso, così come il cinghiale ma non mancano tassi, martore, lepri, puzzole, donnole oltre ai tanti piccoli mammiferi dei boschi come il topo quercino e il moscardino. Sino a pochi anni fa la zona era regolarmente frequentata da una coppia di aquile. Oggi la specie è osservabile solo saltuariamente anche se con una certa frequenza e spesso in coppia, mentre sono ancora presenti altri rapaci come la poiana, lo sparviere, il gheppio, l'allocco, la civetta, il gufo comune.

Come arrivare

In auto: bisogna immettersi in autostrada A 24 Roma - L'Aquila - Teramo e uscire allo svincolo Carsoli - Oricola, proseguire per la S.S 5 via Tiburtina per Carsoli e poi bivio per Rieti.

In treno: la stazione più vicina è Carsoli.

Tipologie