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Cittaducale

Cittaducale e un comune montano in provincia di Rieti conta 6.542 abitanti, e ha una superficie di 70,9 chilometri quadrati per una densità abitativa di 92,27 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 481 metri sopra il livello del mare.

Geografia

È una piacevole cittadina basso-medioevale dolcemente adagiata sul Colle di Cerreto Piano lungo la Via Salaria, antichissima strada consolare romana, a 11 chilometri da Rieti. A nord, si innalza maestoso il Monte Terminillo mentre ai suoi piedi scorre il fiume Velino con le sue acque limpide e pescose.

Storia

Fondata nel 1309 da re Carlo II d'Angiò, fu chiamata Città Ducale in onore di Roberto duca di Calabria, figlio di Carlo ed erede al trono del Reame di Napoli, di cui rappresentava all'epoca il baluardo più settentrionale. Il nome deriva dal latino Civitas ducalis. Nel '500 fu donata da Carlo V ad Alessandro de' Medici, e dal 1539 al 1731 fu feudo dei Farnese, finchè non tornerà sotto la diretta giurisdizione di Napoli. Sorge sulla sporgenza di un colle, 481 m, circondata da ulivi in bella posizione panoramica con vista sulla cerchia dei monti vicini. Subirà ingenti danni in seguito al terremoto del 1898. L'abitato, dalla caratteristica forma ellittica, è attraversato da vie rettilinee che si incrociano ad angolo retto, formando una pianta a scacchiera, tipico impianto dei borghi fondati, ma che contrasta con lo stile delle costruzioni tipicamente medioevali. Numerose sono ancora le case originarie dell'epoca. La cittadina conserva intatto il suo carattere urbanistico basso - medioevale, con pianta ellittica modellata su quella del tradizionale Castrum Romanum: due strade perpendicolari che si incrociano dando luogo alla piazza centrale, attorno alla quale sono situati i principali edifici pubblici. Sono ancora ben conservati alcuni tratti della cinta muraria con le caratteristiche torri difensive, in particolare quella a guardia dell'accesso principale, denominata Torre Angioina o Cassero di S. Manno. La media valle del Velino, oggi dominata da Cittaducale, era anticamente abitata da popolazioni che Tito Livio chiama Aborigeni e Pelasgi. Questi, prima della colonizzazione romana, avevano dato vita alle leggendarie città di Cotilia e Lista, rispettivamente ad est e ad ovest dell'attuale abitato. Nel corso del XVI secolo ottenne il titolo di Città e divenne sede di Diocesi sotto Papa Alessandro VI Borgia, quindi fu data in feudo dall'imperatore Carlo V a sua figlia Margherita d'Austria, andata in sposa ad Ottavio Farnese. Dopo la dominazione dei Farnese, tornò alle dipendenze dirette dei Borboni di Napoli, amministrativamente compresa nella provincia del Secondo Abruzzo Ulteriore, con capoluogo l'Aquila, fino al 1860, quando si compì l'Unità d'Italia: nei pressi di Cittaducale si svolse tra l'altro quella che viene ricordata come la prima battaglia del Risorgimento, quella tra l'esercito austriaco e le truppe italiane comandate da Guglielmo Pepe. Nel 1923 passò alla neoistituita provincia di Rieti.

Da vedere

Chiesa di S. Agostino - ricostruita nel XVIII dopo un terremoto, manca della facciata ma è adorna di un bel portale gotico, 1450, su un fianco, con altorilievi e un affresco del 1548 nella lunetta; la Torre Angioina all'estremità dell'abitato, a bifore del 1508, con forma quadrata verso la città e cilindrica verso la campagna, accanto una casa a porticato romanico.

Chiesa di S. Maria del Popolo - fondata nel 1309 a scopo difensivo non potè subito provvedere ad opere che non fossero strettamente necessarie. Presenta una facciata a terminazione orizzontale, tipicamente abruzzese, con tre portali con lunetta e un rosone gotico, mentre all'interno conserva tele settecentesche dipinte con sughi estratti da erbe. Negli immediati dintorni si trovano le Terme di Cotilia, indicate per forme reumatiche, affezioni delle vie respiratorie e sordità rinogena. La Chiesa possedeva due croci del XIV secolo. Una, ancora in sito, è un’opera di arte teramana e porta il marchio di Sulmona, l’altra, della fine dello stesso secolo, sbalzata in argento e argento dorato, è ora al Tesoro del Duomo di Rieti.

Chiesa di S. Agostino - sua costruzione si fa risalire alla prima metà del 1300. La struttura della fabbrica è a navata unica con abside poligonale e copertura con volta a botte. La struttura muraria che si affaccia su Piazza del popolo presenta pilastri angolari e lesene intermedie strette e vicine come nelle chiese conventuali di Amatrice; la parte inferiore è in pietra squadrata gialla, quella superiore in cui si affacciano quattro grandi finestroni rettangolari, è intonacata fino sotto la gronda del tetto. Danneggiata dai terremoti del 1650 e 1703 fu ricostruita interamente in stile barocco e ornata di stucchi; all'interno è adorna di altari in stucco raffiguranti putti, colonne tortili, festoni e figure a tutto tondo, tre sulla parete di destra e tre su quella di sinistra e si possono ammirare due tele di Giuseppe Viscardi. Le singole cappelle sono separate da lesene terminanti a capitello corinzio a stucco. Sovrasta le lesene un cornicione che gira tutt’intorno alle pareti. Sopra il cornicione si aprono le ampie finestre, quattro per ogni parete, incorniciate e sormontate da timpani ricurvi. Un altro finestrone, più grande e meglio ornato, si apre sulla parete di facciata.

Chiesa di S. Cecilia - l’edificio, sito lungo uno degli assi viari che dalla cinta muraria, ora scomparsa, conducono al baricentro dell’abitato, presenta oggi le caratteristiche sia dell’impianto quattrocentesco, che del rifacimento settecentesco, nascondendo ancora il mistero della sua prima edificazione, di certo precedente alla datazione dell’interessante portale in pietra locale. Non è azzardato supporre che già della prima metà del XIV secolo una piccola cappella sorgesse dove ora sorga la chiesa di Santa Cecilia. L’ubicazione, infatti, è su uno dei punti più alti del colle di Cerreto Piano, proprio dove, nel 1309, il Duca Roberto D’Angiò fece costruire il primo nucleo abitato di Cittaducale. Il portale datato 1471 contiene elementi decorativi tardo quattrocenteschi che in tutto il centro abitato testimoniano una urbanizzazione rapida ed omogenea. L’interno della chiesa presenta elementi architettonici sobri ed eleganti; archi ciechi a tutto sesto scandiscono le tre campate dell’aula. La prima campata è piuttosto contratta e non ha archi di scansione. Una cupola ellittica con lanterna copre la zona absidale. Al di sotto degli archi a tutto sesto, una cornice con ricche modanature corre lungo l’intero perimetro della chiesa.

Chiesa di S. Giuseppe - è un edificio risalente alla seconda metà del sec. XVI ed è a tre navate: la centrale più larga ed alta delle altre due di destra e sinistra. La navata maggiore ha una copertura a capriata scoperta ed è divisa dalle navate laterali da quattro arcate a tutto sesto sorretti da una coppia di colonne, cimate da eleganti capitelli decorati, da una coppia di pilastri parallelepipedi e da due piastrini a sezione ottagonali. Su una di queste colonne (sul capitello), la prima a sinistra si legge una data: 1556; un’altra data al centro della terza arcata di destra: 1550. Le navate laterali sono voltate a crociera. La navata maggiore termina con un’abside quadrata, coperta a crociera che si apre nel muro di fondo con un arco trionfale a sesto acuto. La chiesa è pavimentata in cotto e l’abside è sopraelevato dal resto dell’aula da un gradino in pietra bianca. Addossato all’abside si erige l’altare maggiore costruito in materiale povero. Il frontale si eleva sopra la mensa a sarcofago ed è formato da quattro colonne con capitello corinzio sulle quali poggia una trabeazione coronata dal timpano triangolare. Tra le colonne si apre una nicchia, chiusa da vetrina, che custodisce la statua del Santo titolare. Si tratta di una statua in gesso colorato senza nessun pregio artistico. Rappresenta S. Giuseppe col Bambino in braccio e col giglio nella destra, simbolo della sua verginità. L’interno invece è illuminato dalla luce che penetra dal finestrone, esso pure rettangolare della facciata.

Chiesa di S. Maria della Fraternità o dei Raccomandati - risale all’anno 1471 circa ed è unita sulla sinistra della facciata con l’ex Seminario diocesano, ora Caserma del Corpo Forestale dello Stato. La chiesa ha facciata rettangolare in pietra grigia squadrata terminante in linea orizzontale ad archetti ciechi romanici. Al centro un rosoncino quadrilobato e portale romanico. Al di sotto il portale ripete le stesse linee e gli stessi particolari di quello della chiesa prossima di Santa Cecilia. Sembra evidente che uno stesso tagliapietre locale eseguì le due opere. Oltre all’altare maggiore ci sono altri cinque altari: tre addossati alla parete della navata di sinistra, due a quella di destra. Sotto gli intonaci e le strutture barocche si possono intravedere affreschi risalenti al sec. XIV. Da oltre vent’anni in restauro dev’essere ancora ultimata e restituita al culto.

La Torre di San Magno - e importante per la grande mole che domina tutta la città e per la sua forma cilindrica verso la parte nuova del paese, quadrangolare verso il centro storico. La sua pianta risulta dall’unione di un semicerchio con la metà di un quadrato, per cui l’aspetto varia col variare del punto di vista. Può supporsi che questa di San Magno fosse costruita a cura degli stessi uomini di Cantalice, i quali avrebbero riprodotto in maggior mole la loro torre. Si compone di un massiccio di calcestruzzo basamentale alto quanto la porta della città e di spesse muraglie superiori chiudenti una scala per cui si accedeva alla merlatura sporgente su mensole triple a circa 25 metri sul terreno.

 

Come arrivare

In auto: da Roma, percorrere l’A1 fino all’ uscita Fiano Romano, immettersi sulla via Salaria SS4 in direzione Rieti, oltrepassare Rieti per 8 km in direzione Ascoli Piceno, svoltare a sinistra al bivio per Cittaducale.

In treno: la stazione Terni - Sulmona.

Tipologie