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Eboli

Città della regione  Campania, in provincia di Salerno, con poco meno di trentaseimila abitanti. Sorge su di una vasta area fra i monti Picentini e il litorale in prossimità della foce del fiume Sele, a sud del fiume Tusciano. E' sede del Museo Archeologico Nazionale di Eboli e della Media Valle del Sele.

Storia

Eboli fu probabilmente un insediamento umano sin dalla preistoria, come testimonia il ritrovamento di una mummia neolitica in località Corno d'oro. Eboli è ricca di reperti archeologici rinvenuti in diversi siti dislocati sulle colline. Oltre ai numerosi corredi funerari risalenti all' eneolitico e all' età del bronzo, ritrovati su Montedoro, in Eboli risulta consolidata nei secoli successivi la presenza della Civiltà Villanoviana A partire dalla fine del V sec. a.C. fiorenti saranno i rapporti commerciali tra le popolazioni etrusche a nord e quelle greche a sud, tanto che Eboli divenne un centro di riferimento importante per le tribù lucane dell'entroterra, come testimoniato dalle numerose necropoli sparse lungo il perimetro del centro storico. A testimianza della grande vitalità di questo centro i romani concessero ad Eburum lo status giuridico di Municipium, ossia i suoi cittadini erano a tutti gli effetti cives romani ma mantenevano il diritto a governarsi con leggi proprie, come dimostra la stele eburina. Nel periodo spagnolo ed aragonese Eboli mantiene il suo prestigio, difatti è scelta da Filippo II di Spagna come sede di principato da assegnare al suo segretario di stato Ruy Gomez de Silva che si fregia del titolo di “Principe di Eboli”. Nel corso della seconda dominazione spagnola, nel 1647, accade un episodio sanguinario, rappresentativo della lotta contro le usurpazioni fondiarie dei signorotti. Tredici proprietari terrieri vengono uccisi dai contadini in un agguato in un luogo che conserva tutta la memoria dell’vaccaduto. Il piedistallo di una statua al tempo dedicata al console Tito Flavio Silvano, ritrovata nel basamento dell'antica chiesa di S.Maria ad Intra nel centro storico, riporta in calce un'iscrizione in latino che definisce "Eburum, municipium romano". Il terribile "terremoto in Irpinia" del 1980, non risparmiò la città con il crollo di palazzi e il danneggiamento di scuole, la cui ricostruzione è stata completata solo al fine degli anni '90, e fece innumerevoli vittime, uno dei terremoti più forti nella storia d'Italia. Secondo alcuni deriva dal latino Eburum o Ebulus, ossia ebbio. Secondo altri deriva invece dal nome di un'antica città Ephiura. Un'ipotesi "mitologica" collega il nome della città ad un personaggio mitico, ossia Ebalo, re di Cipro. Eboli nel V secolo a.C. e’ un centro di riferimento di tribù lucane che creano sulla collina di Montedoro una cittadella fortificata da cui si puo’ dominare tutta la Piana del Sele. La prima presenza documentata di popolazioni organizzate invillaggi sul territorio di Eboli risale al neolitico. Dal IX sec. a.C. nella Piana del Sele sopraggiungono popolazioni provenienti dall’Etruria meridionale, portatrici della “Civiltà Villanoviana”, su cui si innesteranno successive presenze etrusche.

Da vedere

Santuario e Chiesa dei SS. Cosma e Damiano - e stata costruita intorno all'anno 1000 da una colonia di origine greca che si insediò ad Eboli e vi portò il culto dei propri Santi. Questa chiesa, che fu distrutta nel 1164, fu poi ricostruita sugli stessi ruderi ma dedicata a San Sebastiano, in quanto il culto per i Santissimi Cosma e Damiano si era ormai affievolito. Solo ai primi del '700, il culto verso i Santi Medici, si riprese, per merito sia dei religiosi che dei sacerdoti. Tra il 1949 e il 1950 furono gettate le fondamenta su un suolo donato dall'Amministrazione Comunale per la costruzione del nuovo santuario. Il materiale utilizzato per la realizzazione dell'opera fu prelevato dalle macerie provocate dalla guerra. Sorse così un cantiere insolito: per la realizzazione dell'opera i fedeli si trasformarono infatti in operai e manovali. Il nuovo santuario è ad una sola navata ed ha le pareti laterali, l'abside e l'arco maggiore ricoperte da mosaici.

Badia di San Pietro alli Marmi - ai piedi della collina di Montedoro sorge l'antica abbadia normanna di San Pietro Apostolo, con l'annessa chiesa. Una lapide dedicatoria, perfettamente leggibile all'interno della chiesa, dice che essa fu edificata ai tempi del Re Guglielmo e completata nel 1159. La presenza di Roberto il Guiscardo a Salerno lascia però credere che la prima fondazione di San Pietro sarebbe stata contemporanea al Duomo di San Matteo intorno al 1076, anno in cui il Guiscardo divenne principe di Salerno, e che quindi Guglielmo il buono avrebbe provveduto solo ad una riedificazione del complesso.  Nel 1886 il complesso fu riscattato dai frati minori cappuccini che vi rimasero definitivamente. Nel 1928 su ordine del Regio Soprintendente all'arte medioevale e moderna, Gino Chierici, si diede inizio ai lavori di liberazione della chiesa e delle sovrastrutture e decorazioni barocche. Nel 1929 si verificò il crollo del soffitto della navata centrale e laterale sinistra della chiesa coinvolgendo anche le relative colonne e capitelli.

Il Castello Colonna - fu edificato sopra un preesistente fortilizio longobardo e offriva, grazie all'imponente struttura muraria, protezione alle popolazioni locali dominate prima dai Longobardi e poi dai Normanni. Fu costruito all'inizio della dominazione normanna ed è ricordato nei documenti come 'Domus domini imperatoris in Ebulo' e considerato uno fra i più importanti del medioevo. Un documento del 1640 ci informa che il Castello fu ingrandito e fortificato e ce ne illustra la conformazione irregolare ed imponente, con quattro torri, due normanne a forma quadrilatera e due sveve a forma cilindrica sul lato occidentale. Al suo interno, al tempo della primitiva costruzione del fortilizio longobardo, fu edificata anche la chiesetta di San Marco, menzionata per la prima volta in un documento del 1309, oggetto, attraverso i secoli, di numerosi rifacimenti. Il complesso, attualmente casa circondariale, è comunemente identificato come Castello Colonna in quanto nel XV secolo subì consistenti restauri per conto, appunto, di Antonio Colonna, nipote del Papa Martino V.

Palazzo Martucci - l'edificio fu abitato in origine dalla famiglia Martucci che intorno alla prima metà del '600 fu tra le famiglie più note di Eboli, raggiungendo, verso la fine del '700, una condizione preminente sia sul piano patrimoniale che sociale. Il portale d'ingresso è costituito da grossi conci di pietra bugnata sormontato un tempo dallo stemma della famiglia che portava una fascia e sei rose, tre per ogni lato, recante in alto, un elmo, e alla base un mascherone con testa a tutto tondo.

Monastero e chiesa di Sant'Antonio Abate -
fu fondato intorno al XIV secolo fuori le mura della città in un luogo ameno. Di esso non abbiamo notizie storiche per ben due secoli; solo nel maggio 1503, a causa delle guerre civili, l'Università di Eboli, volendo salvaguardare le monache che restavano fuori le mura, le fece trasferire dal loro monastero al posto dove attualmente stanno, in prossimità del Castello Colonna. Nel 1568 la nuova dimora, un tempo destinata ad appartamenti per gli scudieri del castello Colonna, fu modificata ed ampliata. Nel 1656 la peste ridusse le religiose del monastero solo a tre, con la cui morte si estinse l'ordine monastico. Solo nel 1690 l'Università di Eboli reintegrò il monastero delle benedettine e così il 21 maggio 1700 esso fu riaperto. In quella data il monastero contava 15 celle distinte in due dormitori ed altre officine necessarie con giardino, cisterna di acqua e chiesa con coro. Il complesso fu fatto restaurare secondo lo stile del tardo barocco ed assunse la forma che tuttora è possibile ammirare. Nel 1774, Maria Carolina d'Austria, regina di Napoli, in occasione delle Persanieas venationes del suo augusto consorte Ferdinando IV, visitò il monastero benedettino di Sant'Antonio Abate, come testimonia una lapide nell'atrio del monastero. Con le leggi eversive, anche la comunità benedettina fu soppressa, ma malgrado i numerosi ordini di esodo le benedettine non lasciarono il monastero. Problemi di ordine economico, tuttavia, misero in pericolo più volte la loro permanenza ad Eboli. Dopo l'apertura della scuola avvenuta nel 1913, in occasione della festa di San Benedetto, le benedettine vissero grazie a tante altre industrie femminili: produzione di miele, lavori di cucito, ricamo, taglio, dolci per le feste, confezioni di paramenti sacri ed ostie. L'accesso principale al complesso avviene da via delle Monache; attraverso il corpo centrale del convento, si giunge in un atrio colonnato. La parte terminale del corpo centrale del complesso è occupata dalla Chiesa di Sant'Antonio Abate con l'annessa sagrestia. La facciata della chiesa principale è divisa orizzontalmente da una cornice marcapiano. Nella parte inferiore, tra due lesene angolari, si apre il portale rettangolare con cornice in pietra, sormontato da un medaglione raffigurante San Benedetto e Santa Scolastica; la parte superiore presenta due lesene angolari e capitelli in stile ionico. In fondo alla navata è situato l'altare maggiore in marmo policromo su cui troneggia un dipinto del '700 raffigurante 'L'Incoronazione della Vergine - con Sant' Antonio Abate e San Pacomio, San Benedetto e Santa Scolastica. Arricchiscono il corredo della chiesa altri dipinti: uno sulla parete destra raffigurante 'San Michele Arcangelo' del XVIII secolo e l'altro, sulla parete opposta, raffigurante la 'Sacra Famiglia con Dio Padre' del XVII secolo; le due acquasantiere in marmo del 1653 e le pregevoli gelosie in legno intarsiato collocate nella parte alta della navata, contribuiscono ad impreziosire l'ambiente.

Palazzo De Consulibus - il palazzo del XVI secolo ha conservato quasi inalterata l'originaria configurazione. Il prospetto, su via Capo di ferro, è caratterizzato da balconi con mensole di pietra modanata, parapetti in ferro battuto e da un portale d'ingresso in pietra scolpita. Sullo stesso è inserito lo stemma con scudo recante profili umani a rilievo con scritto 'Amore 1554', il quale testimonia il matrimonio degli ultimi proprietari con la famiglia Amore. Attualmente l'edificio è abbandonato a causa dei danni subiti dal sisma del 1980.

Palazzo Romano Cesareo - l'edificio, di origine medioevale, ha subito trasformazioni in epoca rinascimentale. Il palazzo, a pianta irregolare, dà luogo a due passaggi coperti a volta a crociera. L'ingresso principale presenta un portale in pietra modanata sormontato da stemma raffigurante un leone rampante coronato da una torre e tre stelle. Interessante all'interno è la scala ellittica con due rampe a forma semicircolare che ricorda alcuni interventi del Sanfelice nel napoletano. In stile tardo barocco sono le decorazioni sulle facciate caratterizzate da stucchi che incorniciano finestre e balconi. Questi ultimi presentano parapetti in ferro battuto decorati con motivi floreali.

San Biagio già Sant'Eustachio - è posta nella parte alta del nucleo antico di Eboli e situata al termine di una lunga cortina edilizia che si sviluppa lungo via G. Vacca e si conclude in largo palazzo Caravita. Menzionata per la prima volta nel 1309, è chiamata dal popolo S. Biagio. La chiesa è di piccole dimensioni, a pianta rettangolare, ad unica navata. L'interno si presenta come una grande aula con soffitto piano e termina con l'abside voltato a botte con ai lati due nicchie semicircolari. L'illuminazione interna è assicurata dalle lunette delle arcate centrali a da un finestrone su lato dell'ingresso. Nella chiesa era conservato un trittico, rubato, poi ritrovato, e oggi depositato presso la Sovrintendenza ai B.A.A.S. di Salerno, raffigurante la Vergine in trono col Bambino con S. Caterina d'Alessandria e S. Eustacchio. L'opera, a tempera su tavola, è datata al 1472 e fu attribuita da Raffaello Causa a Pavanino da Palermo.

Chiesa di Santa Maria della Pietà - e stata costruita nel XII secolo con il nome originario di Santa Maria de Conce, per la presenza di una conceria nella zona; tale dizione fu probabilmente mutata all'inizio del XVI secolo in quella attuale di Santa Maria della Pietà. Nel 1531 la Chiesa fu elevata a collegiata da papa Clemente VII e nel 1880 venne eretta parrocchia. La Chiesa si presenta ad un'unica navata coperta con volta a botte. I fianchi della navata sono scanditi da cappelle inquadrate da arcate a tutto sesto, impostate su pilastri decorati con lesene e capitelli in stile corinzio. Dall'arcata centrale del fianco sinistro si accede ad una cappella coperta con cupola e, da quella del fianco destro, all'atrio del nuovo ingresso costituito da un protiro con scale aperte verso Piazza della Repubblica. Sullo stesso lato si eleva il campanile composto da tre piani suddivisi da cornice e decorati con lesene angolari che s'innalzano su un alto basamento. Nella parte inferiore vi è un porticato decorato con un ordine di lesene e in quella superiore sono collocate due nicchie e una monofora centrale con balaustra, conclude la facciata un timpano triangolare. All'interno della chiesa, sull'altare maggiore, in una grande nicchia centrale, è collocato il gruppo ligneo raffigurante la Pietà, opera di Giacomo Colombo realizzata nel 1702. Sempre nella zona del presbiterio è il coro ligneo intagliato che, con i confessionali, rappresenta un tipico esempio di arredo sacro in legno del Settecento. A destra dell'abside sono due statue lignee raffiguranti San Rocco e San Alfonso dè Liguori. Di fronte è collocato l'organo del XVIII secolo, opera del maestro Silvanio Carelli del Vallo di Novi, con fastose decorazioni in stile rococò. Alla fine del XVIII secolo si ascrive anche la scultura lignea raffigurante San Vito Patrono di Eboli, opera dello scultore napoletano Raffaele Balbi. Sul primo altare a sinistra di chi entra vi è il dipinto che ritrae il Transito di San Giuseppe, opera, tra le prime, del noto pittore salernitano Pasquale Avallone.

Palazzo Corcione - nel corso degli anni ha subito numerose modifiche che ne hanno stravolto l'aspetto originario. Attualmente sono visibili pochi elementi dell'impianto originario tra cui il portale ad arco in pietra modanata sovrastato da un'ampia cornice ed un fregio con triglifi; sul concio in chiave è posto lo stemma della famiglia recante, nella parte superiore, due leoni raffrontati che sorreggono una mezza luna e, in quello inferiore, tre stelle a sei punte. Alla destra dell'androne è ubicata la scala formata ad unico rampante coperto con volta a botte e gradini in pietra.

Chiesa di San Nicola de Schola Graeca - è situata ai margini del centro storico al termine di una cortina edilizia che si sviluppa lungo via Guglielmo Vacca. E stata costruita nel periodo Normanno, nrll'XII secolo, la chiesa fu chiamata prima San Nicola de Ponte, in quanto esisteva nelle vicinanze un ponte sul torrente Tufana o Paradiso. Più tardi fu denominata San Nicola de Graecis, perché alcuni monaci basiliari greci, spinti dalla persecuzione islamica del X secolo, si stabilirono in Eboli fondando una scuola per l'insegnamento della lingua greca e, solo successivamente, prese il nome di San Nicola de Schola Graeca. All'interno sono conservate opere di pregevole fattura come il dipinto su tela raffigurante San Gaetano de Thiene del XVIII secolo di autore ignoto.

Palazzo Campagna -  esso conserva il suo aspetto originario; infatti le uniche modifiche riguardano le demolizioni delle costruzioni adiacenti che hanno portato al crollo del piccolo archetto di spinta su via Santa Margherita. Il prospetto in via Selce presenta un portale in pietra modanata; caratterizzano la facciata tre balconi su volta sorretti da mensole modanate e il cornicione con voltine alla romana. Lo stemma della famiglia porta al centro una campana e una rosa nei quattro angoli.

Palazzo Romano - il portale dell'edificio è in pietra con decorazioni e riquadri in volute con stemma della famiglia Romano costituito da uno scudo diviso in due campi, raffigurante a destra una mano che stringe tre spighe e a sinistra un leone rampante con un sole e una stella cometa. Il prospetto principale è caratterizzato da tre balconi con mensole in pietra modanata. Superiormente, nel sottotetto, si trovano aperture lobate.

Palazzo Novellla - e di origine cinquecentesca appartenuto alla famiglia Novella. L'edificio, a pianta irregolare delimitato da stretti vicoli, ha un portale a conci in pietra modanata che immette in un pregevole cortile quadrato. All'interno vi è ancora un portale sormontato dallo stemma della famiglia raffigurante una colomba con ramoscello d'ulivo.

Chiesa e Complesso monumentale San Francesco - è uno dei primi insediamenti francescani storicamente documentati. L'iter edificatorio dell'intero complesso subì vari interventi nel tempo. Nel 1349 fu restaurato il campanile, nel 1586 fu modificato tutto il complesso secondo la moda del tempo. Evidenti presenze architettoniche e decorative ci documentano inoltre le trasformazioni settecentesche. La struttura fu notevolmente danneggiata dai bombardamenti del 1943, ma mentre la chiesa fu restaurata e riaperta al culto nel 1958, il convento rimaneva allo stato di rudere. Solo nel 1993 anche il convento è stato riaperto. Oggi ospita la Biblioteca Comunale, l'Archivio Fotografico di L. Gallotta e il Museo Nazionale della Media Valle del Sele. Convento Fin dalle sue origini il Complesso Conventuale di San Francesco ha avuto un ruolo di centralità, sia per la sua posizione elevata, sia per le sue emergenze strutturali, dando origine così allo sviluppo urbano secondo lo schema spontaneo della città medioevale. Al piano superiore si sviluppa un secondo ordine di lesene e colonne a mezzo tondo tra le quali si aprono delle finestre rettangolari con timpani curvilinei. Dal piano terra, mediante uno scalone a due rampe, protetto in passato da una balaustra in marmi policromi e oggi sostituita da un parapetto in muratura, si accede in un ampio ambiente coperto da falde sorrette da capriate lignee a vista. Gli eventi bellici dell'ultima guerra provocarono purtroppo la distruzione delle decorazioni barocche costituite da guglie, lesene laterali e da un finestrone polilobato, oggi sostituito da un oculo. Dell'antica facciata è rimasto intatto solo il semplice portale in stile gotico a sesto acuto, decorato da una cornice nella quale è scolpito uno stilizzato fregio vegetale. Distrutta fu anche la costruzione che era ubicata a sinistra della facciata, molto probabilmente spazio sacro.

Come arrivare

In auto: dall'autostrada Salerno - Reggio di Calabria, uscita Eboli.

Tipologie