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Gioi

Questo comune è situato in Campania e fa parte della provincia di Salerno ,conta 1.465 abitanti e ha una superficie di 28,0 chilometri quadrati per una densità abitativa di 52,32 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 680 metri sopra il livello del mare. Il paese vive di attività legate all'agricoltura: il territorio è infatti ricco di ricco di ulivi e viti, ma anche di castagne, felci e querce.

Storia

La storia di Gioi narra poi, che il paese scampò alla distruzione legata alla guerra del Vespro passando successivamente sotto il dominio aragonese. Gioi è stata edificata prima dell’anno mille e si suppone che abbia raggiunto un  notevole incremento quando, con la distruzione di Elea, nel VI sec. dell’era cristiana, i superstiti cercarono rifugio nell’entroterra. Subì la dominazione lucana, romana e anche la colonizzazione longobarda, come testimoniano i suoi ex casali di Sala e Salella, appartenenti al sistema agricolo della "Curtis". Il suo prestigio aumentò in età normanna, quando divenne dopo Monteforte e Magliano, il terzo baluardo difensivo della Rocca di Novi e famosa fu l'università di Gioi che fece parte quale territorio autonomo all'interno della Baronia di Novi. L’ingresso al paese era consentito da sette porte di cui solo un’ancora esistente. Questa porta, oggi denominata Porta dei leoni, ha alla base due leoni sdraiati sui quali s’innalzano due alti pilastri scanalati di pietra compatta, originariamente sormontati da un architrave.  L’antico castello, sui cui ruderi si è ricavato un giardino pubblico, è il punto più alto del paese e da qui è possibile ammirare uno stupendo panorama. L'antico stato di Gioi, costituitosi nel 1515, comprendeva i casali di Ostigliano, Perito, Orria, Piano, Vetrale, Sala, Salella, Cardile, Moio e Pellare. La popolazione, nell'anno 1532, contava 1446 abitanti. Il Giustiniani mette in evidenza i ricchi traffici operati dai gioiesi nel settore dei prodotti agricoli, le piccole industrie familiari specializzate nella lavorazione dei panni di lana e dei cuoi, come pure nell'allevamento del baco da seta. Il '600 fu un secolo di grande commercio di feudi e così anche Gioi passò prima ai Pasca e poi a Don Giuseppe Galeota. Nel 1645 un altro male, un’epidemia di “mal di gola” imperversò sulla popolazione ed in pochissimi giorni spopolò quasi del tutto la città. Dopo la peste molte famiglie emigrarono e Gioi inizio’ la sua lenta decadenza. Alla fine del '700 Gioi risulta in possesso della famiglia Ciardulli. Nei primi anni del XIX secolo grande contributo diede Gioi alla causa risorgimentale soprattutto grazie all'opera dei fratelli Riccio di Cardile, in occasione dei Moti del Cilento del 1828.

Da vedere

Il Convento di San Francesco - sorto intorno al XIV secolo dall'Ordine dei Frati Minori e diffuso poi da S. Bernardino da Siena e da Giovanni da Capestrano si caratterizzò per un’osservanza più rigorosa della regola di S. Francesco e della povertà in generale ma anche per l’insediamento dei frati in luoghi, paesi, esclusi dal flusso e dal circuito economico culturale e sociale.

La Chiesa di San Nicola - ubicata nell’omonima piazza nella parte alta del paese, presenta una architettura a tre navate. E’ stata dedicata al culto del Santo a partire dal 1556, prima era dedicata a Santa Maria del Carmine.

La Chiesa di S. Eustachio - è la chiesa più antica e più grande del paese, con i suoi 335 mq si presenta di forma rettangolare a due navate. Molto bello l’organo ligneo. Recentemente restaurata, in essa si possono ammirare gli affreschi dipinti dal pittore di Gioi Mario Romano.

La Porta dei Leoni - e circondata da massicce ed inespugnabili mura, si entrava in paese da sette Porte. Fra settentrione e levante ne esisteva una detta “Portanova”. Era di forma architravata, ampia; e dai ruderi e dai diversi pezzi di considerevoli dimensioni, che ancora si conservano, è da credere che “Portanuova” sia stata maestosa, magnifica, ben lavorata e degna veramente, solo di un’Università agiata. Il portale realizzato in pietra arenaceo-calcarea, consiste in due steli scanalate e due sculture, poste alla base,  raffiguranti due leoni.  Nel sito,  in cui furono rinvenuti i resti  invano si è cercato di ritrovare la parte terminale soprastante

La Cappella della Madonna della Porta - posta  sulla sommità di una altura isolata, la Cappella della Madonna della Porta è  la più antica fra i monumenti di culto esistenti nell’ambito del Comune di Gioi.  All’interno, nella parete absidale presenta un bellissimo affresco databile al dodicesimo secolo.

La Chiesa di San Giovanni Battista - sin dalla costruzione, é costituita da una sola navata; il soffitto a cassettoni di legno, al centro del quale vi é un dipinto di San Giovanni B., mentre gli archi sorreggono una volta a crociera. Il campanile della Chiesa venne costruito nel 1619; alla punta, originariamente, era collocata una pigna di pietra, abbattuta agli inizi del ‘900 da un fulmine.
Dopo il recente restauro, avvenuto nel biennio 1995/96, la Chiesa è stata arricchita sulle pareti laterali da nuovi dipinti, raffiguranti quattro momenti della liturgia.

Cappella della Madonna del Carmine - la notizia storica sulla cappella viene fornita dalla visita pastorale del 14 gennaio 1736. La cappella era stata costruita per devozione dagli abitanti di Cardile fuori l’abitato e prima di essere dedicata alla Madonna del Carmelo era intitolata alle Anime del Purgatorio. La struttura, che ha una lunghezza di m. 14 ed è larga m. 4, è chiusa da un'unica porta e da tre finestre, di cui due si affacciano sul lato sud e un’altra sulla facciata della cappella. Il pavimento nuovamente rifatto è in cotto antico ed è possibile notare sulla sua superficie, all’altezza dell’altare, una botola in pietra, che veniva aperta anticamente per seppellire i morti, in ottemperanza all’editto di Saint-Cloud del 1804, che vietava, per motivi igienici, la sepoltura dei defunti nell’abitato. Sulla porta d’ingresso è situato un piccolo campanile, da cui pende una campana donata nel 1795 dal barone Siniscalchi, sormontato da una croce in ferro battuto. Alle spalle dell’altare è collocata la statua lignea della Madonna; il Bambino che la Madonna ha in braccio non è quello originale, ma è stato rifatto a seguito del furto avvenuto negli anni ottanta.
un cerchio immaginario che racchiude la vallata protetta dalle sette cappelle prospicienti. L’altare non aveva redditi, né oneri specifici, ma solo l’onere di una messa cantata nei giorni di festa per devozione a San Salvatore. La cappella era sprovvista di ogni cosa destinata alla celebrazione delle messe, per cui tutte le suppellettili dell’altare venivano trasportate dalla Chiesa di San Giovanni Battista.

Cappella di San Rocco -  e stata edificata per devozione degli abitanti di Cardile, venne collocata alla fine del paese, proprio a simboleggiare la protezione di San Rocco su Cardile dal morbo mortifero. Nella visita pastorale del 1736 risultava che nella cappella vi era una tela di San Rocco e l’altare, provvisto di ogni suppellettile, aveva un onere di 12 messe all’anno celebrate dal clero.

Come arrivare

In auto: dista 85 chilometri da Salerno, capoluogo della omonima provincia.

Tipologie