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Agordo

Agordo, comune montano in provincia di Belluno (Veneto) con poco meno di quattromilatrecento abitanti. Confina con i comuni di: La Valle Agordina, Voltago Agordino, Zoldo Alto, Taibon Agordino e Rivamonte Agordino. Il 29 giugno si festeggia il Patrono, SS. Pietro e Paolo. Da Vedere: Palazzo Crotta, seicentesco.

Cultura e Arte

Il Gruppo Luxottica, leader mondiale della progettazione, produzione e commercializzazione di montature per occhiali, in occasione del proprio trentennale, nel 1991, ha inaugurato il Museo –Ottiche e Occhiali- che raccoglie una delle più complete collezioni di oggetti antichi, nel campo dell’ottica. La raccolta si compone di più di 1200 pezzi tra occhiali, passamani, cannocchiali, microscopi, strumenti ottici, nonché materiale iconografico, stampe, arazzi, incisioni e quadri. La sede del Museo è in Corso Patrioti in quelle che furono le scuderie della Villa Veneta – dé Manzoni –.

Agordo

(anticamente Agùnto, Augùrde, Agort) è il capoluogo della Vallata del Cordevole che si estende a gradi 46.16 di latitudine nord e 9.43 di longitudine.
I Veneti e i Norici sarebbero stati i primi abitatori, ma pare più credibile che questa terra sia stata assoggettata da Druso e Tiberio, figliastri di Augusto, poiché storici di fama, fra cui il nostro illustre concittadino don Ferdinando Tamis, sono concordi nel far appartenere ad una popolazione autoctona romanizzata alcuni ritrovamenti archeologici della conca.
Agordo è nominata la prima volta in un diploma del 923 in cui si parla delle decime cedute dall'imperatore Berengario, su pressione della moglie Anna, ad Aimone, Vescovo di Belluno e ne fa menzione una bolla di Innocenzo III del 1185. Una disposizione testamentaria del 1143 rivela la già perfetta organizzazione della parrocchia di Agordo, poi eretta ad Arcidiaconato.
Ai tempi dei comuni Agordo è in lotta con Belluno per ragioni d'imposta: una sentenza di Gabriele di Camino, vicedòmino di Belluno, che concede ad Agordo due Consoli e la rappresentanza nel Consiglio della città, risolve la vertenza nel 1224.
Ad Agordo risiedeva un capitano, nominato prima dal Vescovo (che nel 1337 rivendicava ancora questo diritto) e poi dal Comune. Più tardi, pur continuando i legami con Belluno, Agordo si forma una propria comunità autonoma, regolarmente organizzata con una riforma del 1424. L'opposizione alla città dominante è costante; mette fine alle contese il dominio di Venezia.
Per ben due volte, nel 1430 e 1635, Agordo viene completamente distrutta da altrettanti incendi.
Con la caduta di Venezia (1797) Agordo passa ai francesi prima e agli austriaci poi; nel 1813 fa parte del Regno Lombardo-Veneto; nel 1848 segna la pagina più bella della sua storia con l'insurrezione contro l'Austria che gli valse la medaglia d'oro. Il 21. 10. 1866 Agordo vota la sua unione al Regno d'Italia.
Molto bella e suggestiva la piazza col caratteristico "Broi", la fontana col Leone di S. Marco, la chiesa arcidiaconale del 1513 (ristrutturata dal Segusini dal 1836 al 1852) con i due campanili e le preziose opere d'arte, gli eleganti edifici antichi con la splendida Villa Veneta de' Manzoni (già Crotta) XV-XVII sec.
Ha dato i natali a uomini illustri: Tito Livio Burattini (1615-1682) scienziato, matematico, ideatore della "Misura Universale", precursore del sistema metrico-decimale; Domenico Zanchi, pittore; Antonio Pertile (1830-1895), primo storico del diritto italiano; Roberto Paganini (1849-1912), senatore, ingegnere ferroviario, ed altri.
È sede di una delle prime Sezioni del Club Alpino Italiano (CAI), sorta nel 1868 dopo Torino, Aosta, Varallo.

... e le sue miniere.
Non si è mai accertato con precisione il periodo della scoperta e dell'inizio dello sfruttamento di Vallimperina: testimonianze piuttosto generiche, attribuite a Plinio il vecchio, lo pongono in età romana: il Piloni nella sua Historia del 1607, accenna alle ricchezze minerarie di Agordo narrando le vicende bellunesi del 1160; ne parla uno statuto del 1420 e così descrive le miniere Marin Sanuto nel 1482-83: "Da poi si trova le Carbonare, et la fusina dove si colla rami...et mia uno è poi le buse, le quale le vidi... et vi andai per entro...et vidi uno maestro chiamato Sboicer, todesco, con una barba longa..."
L'iniziale sfruttamento della galena argentifera finì soprattutto dopo i crolli e le inondazioni del 1567; nel frattempo era iniziata l'estrazione del rame: la coltivazione del grande ammasso di pirite cuprifera, intrapresa verso la metà del sec. XV, continuerà fino ai nostri giorni; nel 1815 Vallimperina è considerata una delle principali miniere d'Europa.
Sfruttate sempre da privati (fra cui i Crotta, i Pietroboni e i Paragatta), le miniere passarono in parte alla Repubblica Veneta dal 1654 al 1797; dopo la parentesi napoleonica nel 1813 lo stabilimento fu rilevato dall'erario austriaco e nel 1866 dal Regno d'Italia. Da allora riprese il processo di riprivatizzazione, culminato, dopo vari passaggi di proprietà, con l'intervento della Soc. Montecatini (1910) che le ha sfruttate fino alla definitiva chiusura avvenuta nell'autunno 1962.
L'attività di Vallimperina ha influito profondamente sul paesaggio geografico, economico ed umano dell'Agordino: l'anidride solforosa ha lasciato i suoi segni sulla zona circostante; le comunicazioni con la pianura hanno avuto particolare sviluppo (nel 1925 venne inaugurata la ferrovia Bribano - Agordo, soppressa 30 anni dopo); per tre secoli e mezzo ha dato lavoro a molti agordini (400 nel 1609 - 600 nel 1801 - 670 nel 1851 - 320 nel 1962) rappresentando l'alternativa all'emigrazione e alla sofferenza di un lavoro saltuario.
L'8 settembre 1962 finisce non solo un'attività plurisecolare (alla quale è strettamente legata la rinomata Scuola Mineraria di Agordo - l'attuale Istituto Tecnico Industriale "U. Follador", uno dei quattro esistenti in Italia con Massa Marittima, Iglesias e Caltanissetta, fondato da Quintino Sella nel 1867 - i cui diplomati "periti minerari" sono tecnici noti, stimati e apprezzati in tutto il mondo), ma si estingue un'epoca, una tradizione se vogliamo, in cui per secoli gli abitanti di questi monti "identificarono la possibilità di sopravvivere e di portare a casa il pane per le loro famiglie".
Studi completi e approfonditi su Vallimperina sono stati recentemente compiuti dal prof. Raffaello Vergani dell'Università di Padova.

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