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Ciorani

Ciorani è una frazione di Mercato San Severino, chiusa tutt' intorno da colline e da monti che la separano dai centri circostanti. E situata a circa 210 metri sul livello del mare; confina a Nord e a Ovest con Bracigliano, ad Est con Montoro Inferiore e a Sud con Carifi.

Storia

Le origini di Ciorani risalgono a tempi assai remoti. Vari reperti archeologici, dovuti all'opera di sbandamento per la costruzione di edifici o a quella di lavori agricoli, testimoniano che la nostra zona fu abitata più o meno stabilmente, e in ogni caso conosciuta e attraversata vari secoli prima dell'era volgare. La posizione geografica e la costituzione geologica rilevante, con terreni vulcanico - argillosi in pianura e calcari sui rilievi, hanno creato situazioni favorevoli alla formazione di sorgenti d'acqua, determinando la fortuna della valle, tanto che “ popolazioni italiche e possessores romani vi risiedevano agevolmente e con profitto. Nel 1802, Ciorani era uno dei casali dello Stato di S. Severino in Principato Citeriore, in diocesi di Salerno. “La sua distanza da Salerno è di circa 10 miglia: nel suo territorio vi sono dei vigneti e castagneti. Vi è della caccia e gli abitanti al numero di 800 hanno un monte di maritaggi.” Fino ad ora si era abituati a considerare la posizione di sommità o comunque d’altura degli insediamenti rurali in genere, come determinata da motivi di difesa dalle invasioni barbariche e dall’insicurezza politica nel periodo delle lotte feudali.  Nel 1901 il pittore belga Ernesto Wante avvertendo l'importanza dell'incontro del Santo col suo popolo, volle eternare l'avvenimento in una tela di notevole dimensioni che si può ammirare nella grandiosa chiesa dei PP Redentoristi a Bruxelles, comunemente chiamata Saint Joseph, su una parete accanto all'altare destro.  E' caratterizzato da botteghe artigianali all'esterno e da due cortili all'interno. Nel complesso è inserita la neoclassica chiesa palatina di S. Sofia Fu adibito a monastero di clausura, delle suore Visitandone nel 1922 avendo una dell'erede Sarnelli preso il velo.

Da vedere

Cappella del Capitolo -  innalzati i tre piani della facciata e scavata una grossa cisterna per l'acqua piovana. In questa cappella, S. Alfonso, i pp. Mazzini, Sportelli, Rossi, Villani e i ff. Rendina, Tartaglione, Gaudiello e Curzio emisero la loro oblazione o voto di perseveranza nel vespro del 21 luglio del 1740. Nella cappella fu convocato nel 1749 il Secondo capitolo generale redentorista che nominò S. Alfonso Rettore Maggiore ufficiale della Congregazione. Oggi, si può ancora ammirare lo splendido altare in legno che domina la piccola stanza, insieme alle tele rappresentanti i padri che presero parte al primo Capitolo della Congregazione.

L'Oratorio -
il lato della casa sopra il refettorio, ambiente più vasto sia per numero delle stanze che per le officine, venne adibito per gli esercizianti, per gli ospiti e particolarmente per i fratelli che vigilavano sulla economia domestica e sulla manutenzione ordinaria.  In una celletta dei corridoio abitò S. Gerardo Maiella e, nel corridoio superiore, il venerabile Domenico Blasucci; al piano superiore, dov'era il noviziato, passò lunghi anni il ven. padre Emanuele Ribera, grande anima mistica e consigliere spirituale del Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei.

Lo "Speco della penitenza" - il punto in cui si snoda la scalinata, si apre nel muro un piccolo ripostiglio cieco, probabilmente destinato a deposito di scope e pattumiere. Sant'Alfonso, adocchiatolo, ne fece un rifugio notturno delle sue penitenze. In quella specie di fessura, non visto ne' sentito da alcun confratello della comunità, il Santo si inginocchiava e percuoteva le proprie carni con flagelli di ferro fino a sanguinare; solo più tardi, scoprendo alcune macchioline rosse sulle mura, si svelò il mistero di questo nascondiglio che prese poi il nome di Speco della Penitenza. Ma nessuno osò parlarne in pubblico. Oggi, questo piccolo spazio è uno dei luoghi che suscita nel visitatore più emozione e che induce a riflettere sulle sofferenze di questo grande Santo.

La cella di S. Alfonso -
in questo fu fedele ai voto di non isolarsi in una santità verticale e di crocifiggere la propria personalità. La stanzetta misurava pochi metri quadrati e aveva una piccola finestrella affacciante sui vigneti. Sulla parete c'è lo storico Crocifisso dipinto da S. Alfonso a Napoli all'età di ventiquattro anni. La cella, restaurata e trasformata in museo é forse il santuario più pregiato di Cíoraní, dove S. Alfonso svolse l'attività di organizzatore dell'Istituto e scrisse Opere immortali. Questa visione teologica incide profondamente nella vita spirituale di S. Alfonso come Pastore della Chiesa. Durante le prime prediche ai cioranesi ribadisce che non ci si converte per il terrore dell'inferno e delle sue punizioni, ma per l'amore in Dio come padre e madre nelle cui braccia ci sentiamo sicuri come figli. In questo S. Alfonso è considerato molto latino e mediterraneo, "il più santo dei napoletani e il più napoletano dei santi".

Come arrivare

In auto: prosegue o per Castel San Giorgio, oppure per la nazionale verso Salerno; a Camerelle si devia a sinistra per Roccapiemonte - Castel S. Giorgio - Mercato S. Severino - Ciorani

Tipologie