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Lustra

Lustra conta 1.115 abitanti e ha una superficie di 15,0 chilometri quadrati per una densità abitativa di 74,33 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 466 metri sopra il livello del mare. Le origini risalgono ad insediamenti antichi come testimoniano i ritrovamenti di ceramiche risalenti al IV-III secolo a.C.

Storia

L'antica origine di Lustra è dimostrata da alcuni ritrovamenti di strutture murarie e di frammenti di ceramica risalenti al IV e III secolo a.C. Lustra ha avuto origine da insediamenti antichi di origine incerta che si estendevano dai versanti settentrionali e nord orientali del Monte Stella, attraversando il corso del fiume Alento, che collegava la Piana del Sele con il territorio di Velia. In età longobarda a Lustra venne poi costituita l’associazione agricola di Persiceto, che si inserisce nel novero delle associazioni istituite nel Gastaldato di Lucania dai principi di Salerno, che concessero terre di loro proprietà o demaniali a sudditi di fiducia, mediante i quali Lustra acquisì una certa vitalità, anche per la posizione predominante rispetto ai villaggi vicini: non a caso il nome di Lustra veniva usato per indicare il convento di San Mango e il villaggio di Valle.  Nel periodo normanno il territorio di Lustra passò nelle mani dei Sanseverino, poi nel 1185 fu donato, insieme a Mancusi e Carusi a Guglielmo I° Sanseverino. Nella seconda metà del 1400 Buzzano Capano divenne signore di Lustra, Omignano, Sessa e S. Lucia, ma Antonello sottrasse i feudi concessigli e lo relegò in esilio. Re Ferrante li restituì poi al figlio Giovanni nel 1488, dal quale passarono a Francesco, principe di Pollica, ma i feudi gli furono sottratti per essergli poi restituiti con privilegio del 3 settembre 1565. Il 28 agosto 1625 Violante Brancaccio divenne duca della terra di Lustra e del feudo di Carusi; il feudo fu poi venduto alla famiglia Sergio; da Marco Cardone passò a Gennaro Granito di Napoli, che lo donò alla figlia, la quale andò in sposa ad un componente delle famiglia Persico. Il 2 agosto 1766 Alessandro Persico ebbe l’intestazione della terra; da lui passò poi ad Antonio Persico il 23 aprile 1787. Il Commissario ripartitore, con sentenza del 18 maggio 1810 staccò i beni del barone di Lustra la tenuta Capano, e gli affidò la Montagna della Stella, che la vendette poi a Palatucci, e da questo ai Ventimiglia e ai De Feo che la possedettero. Con decreto del re del 28 maggio 1876 il titolo di duca della Laureana venne riconosciuto a Salvatore Bracaccio, principe di Trigiano.

Da vedere

Palazzo Verrone - l’aspetto maestoso del Palazzo Verrone testimonia l’importanza che ha rivestito per gli abitanti di Rocca nel corso degli anni.

Castello di Rocca - ha una straordinaria ricchezza storica ed architettonica traduzione in pietra e stratificazione di circa mille anni di storia. Il sito naturale si trova su un percorso di crinale che proviene dalla vetta del Monte Stella nel luogo in cui si dirama a sud per la valle dell'Alento e a nord verso la valle del Testene. Dove il crinale si divarica uno slargo contiene un'altura, che viene probabilmente fortificato fin da epoca longobarda.

Chiesa di Santa Maria Vetere in Lustra - fu edificata nei primi decenni del XIV secolo, probabilmente ad opera dei Capano, che la commissionarono ad un architetto di notevole capacità artistica. La chiesetta adiacente al campanile oggi è a servizio del cimitero: è distinta da due altari, sul maggiore dei quali si trova la statua di Santa Maria Vetere. Durante recenti operazioni di scavo sono affiorate delle sepolture di qualche secolo fa, alcune in fossi sparsi ed altre in vere e proprie tombe costruite in muratura, su due delle quali sono state trovate due lapidi in marmo, di cui una con la scritta in latino; sono stati pertanto recuperati dei frammenti ossei e risistemati in tombe ripulite. All’esterno sono stati rifatti gli intonaci, avendo particolare cura di usare colori quanto più possibile vicini agli originali.

Chiesa di S. Maria delle Grazie - e strutturata su tre navate con le cappelle di San Nicola, dell’Annunziata, Santa Caterina, Santa Maria del Principio, delle anime del Purgatorio, del Crocifisso, di San Donato, della Concezione, del Rosario, del corpo di Cristo. Attira subito l’attenzione una grande tela con l’Annunciazione: è una vivace rappresentazione del racconto evangelico, nell’intimità di una camera virginale, con la minuziosa descrizione dell’interno nell’angolo del letto con la cortina e i fiori, e gli oggetti di lavoro, cuscino e forbici, subitaneamente lasciati nell’emozione della visita inattesa. Il rapporto delle due figure, nel gioco speculare della mano recata al petto e dell’altro braccio aperto all’esterno quasi a voler creare uno spazio nel quale coinvolgere il fedele, sottolinea il carattere di sacra rappresentazione. Concetta Restaino ha assegnato sia pure con qualche dubbio l’opera a Giovanni Maria Bevilacqua.

La Cappella di Sant’Antonio da Padova in Lustra - fu costruita tra il ‘45 ed il ’46 da Antonio Vaccaro ed Angelo Elia che intendevano costruire una nicchia dedicata al Santo; si narra che Antonio Vaccaio ebbe in sogno il Santo che gli chiese che venisse edificata una nicchia proprio in quel posto. Nel 1980 poi venne costruito il palco in cemento, ove ancora si celebrano feste ed eventi.
Figura molto importante per i parrocchiani è stata quella di padre Filippo Manzo, che dal 1984 ha sempre curato con amore e spirito evangelico la comunità di Selva, assicurando la sua presenza anche quando non era più parroco a Lustra. Negli ultimi anni la popolazione di Selva è notevolmente aumentata, sicché è nata l’esigenza di ampliare la chiesa, a distanza di 40 anni dall’ultimo ampliamento. Per questo è stato redatto un regolare progetto in attesa di approvazione dalla competente commissione edilizia del Comune di Lustra ed è stata effettuata una prima raccolta di fondi.

Convento di San Francesco - la tradizione attribuisce a San Bernardino da Siena la fondazione del convento, avvenuta intorno al 1427.  Va segnalato lo scambio di frati infermi tra il convento di Pollica e quello di Lustra; fu inoltre costruita e poi ampliata un’infermeria, come si deduce da un decreto provinciale del 2 maggio 1777. Sulla facciata si trovano tre archi a tutto sesto che immettono in un nartece: la porta centrale è quella della chiesa, a sinistra si entra direttamente nel chiostro, a destra dava alla diruta cappella di Santa Rosa. La parete a nord è stata rifatta dopo il crollo della fine del secolo XIX, quella a sud è semidistrutta ed è probabile che all’interno conservi ancora degli affreschi; ne restano invece sette, dei quali due parziali, sul lato ovest, e cinque sul lato est.
Una soluzione tecnica che ancora oggi merita di essere considerata ed anzi ripresa è quella relativa al rifornimento idrico. Un’altra possibilità era inoltre offerta dalla realizzazione dei pozzi, documentata tra l’altro dalla autorizzazione che il I° maggio 1727 il Padre Guardiano Arcangelo da Lucca otteneva in risposta ad una supplica inviata al Ministro Provinciale Padre Francesco da Sanseverino. Una volta si trovava sul pavimento e di conseguenza il passaggio dei fedeli poteva rovinarla, per cui fu collocata nella parete di retrofacciata della chiesa, a sinistra dell'ingresso. In essa il defunto è rappresentato secondo l’iconografia tradizionale, con gli avambracci incrociati sull’addome, il capo appoggiato su un ampio cuscino ed ai piedi due cagnolini.

Come arrivare

In auto:  A3 Salerno - Reggio di Calabria, uscita Battipaglia, proseguire per la Ss. 18, direzione Prignano Cilento. Distanza da Napoli 121 Km.

In treno: la stazione ferroviaria più vicina è Agropoli - Castellabate

In aereo: l'aeroporto più vicino è Napoli - Capodichino

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