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Cerdomare

Cerdomare è un piccolo borgo della Sabina situato a 410 metri sul livello del mare, conta meno di 100 abitanti, è frazione di Poggio Moiano, in provincia di Rieti.

Storia 

La storia di Cerdomare si può riassumere brevemente nelle frasi che seguono. Il castrum di Cerdomare - nelle fonti medievali definito Cerretum Malum, ossia "Cerreto Cattivo" - fu probabilmente fondato dai conti di Rieti tra il X e l’XI secolo; nel 1083 fu donato per metà a Farfa dal conte di Rieti Teudino, che ne acquisì rapidamente anche l'altra quota l'anno successivo quando Erbeo, figlio di Teudino, donò la sua parte. Nel 1516, infatti, Sisto della Rovere, abate di Farfa, locò a terza generazione il Castello di Cerdomare che era rimasto con soli 5 focolari, sive bellis urgentibus sive temporum malignitate, a Giovanni Antonio Orsini, conte di Gravina, per 180 ducati d’oro. Dopo gli Orsini passò alla Camera Apostolica e successivamente in feudo ai marchesi Vincentini di Rieti. A Cerdomare intorno alla metà dell'ottocento esisteva una locanda di campagna ed una mola a grano di proprietà dei Campitelli. La piccola Chiesa parrocchiale, dedicata a San Michele Arcangelo, aveva due altari e sotto di essa vivevano 108 persone, ripartite in 23 famiglie che occupavano 23 abitazioni. Il territorio di Cerdomare faceva parte del comune di Scandriglia. Negli anni precedenti e successivi all'unità d'Italia Scandriglia visse un periodo turbolento e agitato, con tumulti e rivolte popolari. La popolazione di Scandriglia era ancora costretta a lottare per il diritto al pascolo ed al legnatico.  Cerdomare compare nel riparto territoriale del 1798 come comune autonomo appartenente al dipartimento del Clitunno, cantone di Poggio Nativo. Nel riparto del 1810 risulta facente parte del comune di Poggio Moiano e in quello del 1827 appare come appodiato del comune di Scandriglia.  Nel 1875 diviene frazione di Poggio Moiano. Il signor Attico Palmieri spinse il popolo contro il Municipio; il sindaco Vincenzo Branchi con la forza pubblica si chiuse nella sala ed ordinò di sparare, mentre il popolo abbatteva le porte. In questo clima di rivolte e tumulti Cerdomare andava a Poggio Moiano. Ponticelli, invece, chiese l'autonomia nel 1877, nello stesso anno della sommossa popolare contro il sindaco di Scandriglia.

Da vedere

Il castello di Cerdomare -  fu donato per metà a Farfa dal conte di Rieti Teudino, che ne acquisì rapidamente anche l'altra quota, l'anno successivo quando Erbeo, figlio di Teudino, donò la sua parte. Nel 1516, infatti, Sisto della Rovere, abate di Farfa, locò a terza generazione il castello di Cerdomare che era rimasto con soli 5 focolari, sive bellis urgentibus sive temporum malignita­te, a Giovanni Antonio Orsini, conte di Gravina, per 180 ducati d'oro.

   

Chiesa parrocchiale - e dedicata a s. Michele arcangelo, aveva due altari e sotto di essa vivevano 108 persone, ripartite in 23 famiglie, che occupvano 23 abitazioni. I signori erano i marchesi Vincentini di Rieti. La prima famiglia del paesetto era quella di Cesare Felli.  La chiesa originaria si trovava a poca distanza da dove è ubicata adesso, anziani di Cerdomare ne ricordano le mura diroccate. Secondo alcuni anziani del posto l'odierna parrocchiale sarebbe stata costruita da un certo Don Achille, agli inizi del secolo scorso. All’interno della chiesa infatti sopra il portone d’ingresso si legge: “D.O.M. questo tempio dedicato all'Arcangelo San Michele Don Achille Vagni Arciprete a sue spese ed oblazioni dei fedeli costruì ed ornò 1903”. La chiesa ha 3 altari, quello maggiore e due laterali. Sopra l’altare della parete destra c’è una  statua del Sacro Cuore di Gesù e dietro a questa, attaccato alla parete, un quadro della Madonna col Bambino. Sopra l'altare della parete sinistra c'è una statua di Sant'Antonio Abate e dietro a questa, attaccato alla parete, un quadro di Sant'Antonio di Padova. All’interno dell’edificio religioso c’è anche un  confessionale, sulla parete sinistra. Nella stessa parete, in fondo, c’è anche un quadro della Madonna di Medugorye. Nell’abside semicircolare della chiesa, dietro all’altare maggiore, c’è una tela di San Raffaele. Nella chiesa, che ha un pavimento in mattoni rossi, sono state recentemente installate le campane elettriche. Il parroco della parrocchia è Don Pier Angelo Iacobelli, che cura anche le anime di Osteria Nuova e Frasso Sabino. Testo e foto di Andrea Del Vescovo.

Come arrivare

In auto: dista 55 km da Roma e 25 da Rieti.

Tipologie