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Collevecchio

Comune laziale, in provincia di Rieti, con poco meno di 1588 abitanti. Il comune è ai confini con la provincia di Viterbo e la provincia di Roma.

Geografia

Il comune si trova precisamente nella parte della Sabina Nord - tiberina tra il Monte Soratte la Valle del Tevere e la catena preappenninica dei Monti Sabini, confina a sud - est con la provincia di Roma e la provincia di Viterbo, sfiorando a nord quasi la provincia di Terni, quindi la regione Umbria.

Economia

L'economia ruota intorno all'armonioso patrimonio ambientale, dove al fitto bosco si accosta la macchia mediterranea, alla pianura alluvionale le colline d'argilla, alle zone palustri acquitrinose, come le pozze a ridosso dell'ansa del fiume tevere, le valli sassose, i prati nati su strati di tufo vulcanico, i ruscelli e i fossi. Tale zona è conosciuta ed apprezzata nel mondo per la qualità del suo olio d'oliva elemento cardine della dieta mediterranea, per il prezioso ambiente naturale conservato e per un famoso evento storico: il Ratto delle sabine.

Storia

La nascita di Collevecchio si ricollega ad un precedente insediamento sito in area bassa , di fondovalle, esposta alle minacce della palude e, in particolare, al suo effetto più disastroso, la malaria. Una leggenda vuole che il nome di Collevecchio derivi da Cola vetus, vale a dire da un robusto vecchio di nome Cola che, abitando nella collina, sulla quale fu poi costruito il nuovo paese, sarebbe vissuto più di cento anni. Da questo tipico esempio di longevità, sarebbero stati indotti gli abitanti di Castel Muziano a scegliere quella località come la più adatta, per la salubrità dell’aria, a formare un sano centro di abitazione e per ricordare il buon vecchietto avrebbero dato al nuovo paese il nome di Cola vetus: Collevecchio. Nell'età del bronzo si intensificano insediamenti nei costoni e nei pianori sopra la fascia che sovrasta la valle del Tevere, si consolida una costante attività di scambio con le popolazioni dell' opposta sponda del fiume i Falisci. Nell'età del ferro nella zona di Poggio Sommavilla si insediano nuclei sparsi di capanne intervallate ad ampi spazi destinati alla coltivazione, nella parte che dominava la confluenza del torrente dell' Aia di Vescovio nel Tevere. territorio odierno del comune di Collevecchio erano presenti alcuni agglomerati urbani tra cui il Fundu Antiquus sembra comprendesse la zona Mozzano, con il casale de antiquo e la chiesa di San Valentino, Fundu Usianus, Casalia, Cicinianus, Fundu Carpinianu, Thoccie, Cuphi, che i longobardi nel 570 aggregarono al ducato di Spoleto. Nel luglio 1283 fu occupato dal comune di Narni e nel giugno venne ratificato un accordo in cui l'amministrazione giuridica passava sotto il controllo dei narnesi i quali potevano costruire una rocca con palazzo e torre, oggi possiamo identificarla con il palazzo Cerbelli, Collevecchio contava circa 700 abitanti e 126 focolari. Nel 1319 Collevecchio ritorna nella sovranità della curia, vennero ratificate a Vescovio le costituzioni della provincia di sabina dai rappresentanti dei comuni di Tarano, Aspra, Stimigliano, S.polo, Selci e Torri emanate dal rettore Guglielmo Costa. In quel periodo il rettore risiedeva nella provincia del Patrimonio di San Pietro in Tuscia a Toscanella e il vice rettore risiedeva a tarano. Tra il 1605 - 1621 papa Paolo V lo scelse come sede del governatorato apostolico della provincia sabina con il tribunale le carceri e la cancelleria. Per i reati più gravi il governatore si limitava all'istruzione della causa che veniva decisa dal tribunale della Sacra Consulta di Roma, le condanne poi venivano eseguite attraverso gli uffici governatoriali. Una lapide in via Menichini ricorda l'esecuzione per omicidio e lesioni del balivo della terra datata 1753. Una leggenda narra che un detenuto nelle carceri di Collevecchio evase con dei ceppi legati ai piedi da catene, questi arrivò a Cottanello dove vicino al santuario di San Cataldo i ceppi miracolosamente si aprirono. In periodo post - Napoleone la restaurazione, 1816, Collevecchio, contava 475 abitanti fu incluso nel distretto di Poggio Mirteto dove venne trasferita la sede del governatorato apostolico. Il cardinale Ercole Consalvi nel novembre del 1817, fu incaricato di definire il nuovo assetto istituzionale dei territori dello stato pontificio, Collevecchio divenne appodiato di Montebuono, per tornare poi autonomo, con appodiati Cicignano, Poggio Sommavilla, S. Polo e Foglia sabina. Nel 1853 gli abitanti erano 919, dei quali 171 vivevano in campagna, le famiglie erano 191, 172 le case.

Da vedere

Collegiata dell'Annunziata - all'interno la chiesa ha assunto una configurazione barocca dovuta ai rimaneggiamenti avvenuti nel XVIII secolo. In essa sono conservate alcune opere di notevole interesse, fra cui un crocefisso ligneo policromo di stile bizantino, proveniente dall'antica cappella di San Valentino e anteriormente dalla chiesa del castello di Mozzano, e una deposizione eseguita nel 1435 da un pittore fiammingo, copia di un originale di Roger Van der Weyden, attualmente conservato. Ai fianchi dell'abside due iscrizioni ricordano due illustri cittadini collevecchiani: sulla destra dell'altare c'è il busto marmoreo di Marcantonio Cerbelli, attribuito al Bernini dal Piazza, e sulla sinistra un medaglione ottocentesco con il profilo di don Vincenzo Petrarca. Notevole il campanile romanico con doppio ordine di bifore. Distrutto parzialmente da un fulmine verso il 1780, fu immediatamente ricostruito secondo il modello originario.

L'antica cappella di S. Pietro - è ancora visibile su via Menichini il portale d'ingresso con due scritte sovrapposte aventi il medesimo significato. Sulla prima, la più antica, si legge: "DIVO PETRO DICATAM". Sulla più recente, che la ricopre, è invece scritto: "S. PETRO APOSTOLORUM PRINCIPI AD MDCCII".

Chiesa della Madonna del Rifugio - edificata nel 1586. L'edificio è ad unica navata con due cappelle, una per lato. Nel piccolo campanile è inserita la campana, realizzata dal fonditore locale Orazio Pioli nel 1613. All'interno si trova il sepolcro di Ortenzio De Rossi, commissario generale della Camera Apostolica sotto Paolo V.

La chiesa di S. Andrea - e situata sulla collina a nord del paese, con al suo interno interessanti dipinti di scuola veneta del tardo '500. Dipinti, purtroppo non più in loco.

La chiesa di S. Maria del Piano - edificata intorno al XIV sec e più volte restaurata. Sul lato sinistro entrando è dipinto lo stemma dei conti Coperchi. Vicino alla chiesa un'antica torretta di epoca romana testimonia l'esistenza nel luogo dell'antico insediamento di Piedimonte.

Il palazzo MenichinI - realizzato su disegno del Vignola, con all'interno uno splendido camino seicentesco. Su un lato si erge una torre che termina con una cuspide che domina l'intero fabbricato e alla quale si accede dal piano terreno con una lunga scala elicoidale costruita con monoblocchi di pietra. Si apre nel palazzo, con un portico che parte dalla corte d'ingresso, la Porta Umbra, una delle storiche vie d'accesso al paese. Sopra il portale d'ingresso e su quello della cantina sono apposti due stemmi dei conti Menichini, mentre sugli stipiti di marmo che fiancheggiano il portone d’ingresso si leggono le iniziali F e M.

Il palazzo Floridi - e successivamente diviso in linea di discendenza ereditaria fra Filippi e Pezzi, ed infine divenuto esclusiva proprietà Pezzi. Il palazzo, abitato dai proprietari, pur essendo stato completamente restaurato, ha mantenuto pressoché intatto lo stile originario. Più anticamente il palazzo fu di proprietà Cerbelli e poi lasciato al servizio delle cappellanie della stessa famiglia.

Il palazzo Cappellini - costruzione seicentesca completamente ristrutturata in epoca neoclassica e successivamente in epoca liberty. All'interno un'interessante scala con colonne testimonia il restauro neoclassico, mentre gli stucchi del primo salone risalgono al primo '900.

Il palazzo De Rossi - e situata ai piedi del paese sovrasta la Porta Romana, formando con la sua corte il primo contrafforte difensivo dell'antico castello. Da notare alle finestre interessanti fregi settecenteschi. Al suo interno, recenti restauri eseguiti sulla porzione attualmente di proprietà Silvestri, hanno messo in luce pareti e soffitti adornati di preziosi decori.

Il Palazzo Apostolico - sulla piazza principale, sede del Governatore Generale della Sabina, ora condominio, e, più anticamente, palazzo della Signoria. Sull'architrave del portale d'ingresso spicca lo stemma degli Orsini. Sulla facciata, sopra le finestre del primo piano, si alternano fregi posti successivamente che richiamano il drago alato dei Borghese e la stella ad otto punte degli Albani. Secondo quanto risulta dai documenti dell’archivio storico, sulle pareti del salone delle riunioni, probabilmente sito al primo piano, erano dipinti i nomi dei governatori.

La Porta Romana - attualmente è murata e inglobata nel palazzo De Rubeis. Essa era stata realizzata per funzione difensiva con grosse pietre legate fra loro da un sistema di incastri e un ponte levatoio del quale rimangono i fori di uscita delle catene. Adiacente alla porta era l'alloggiamento del corpo di guardia. L'attuale porta, con chiusura a cardini, è tarda opera seicentesca con funzione più che altro decorativa.

Come arrivare

In auto: autostrada Roma - Firenze, uscita Ponzano Soratte seguire indicazioni per Collevecchi.

In treno: da Roma - Stazione Tiburtina.

Tipologie